Page 6 - Storia della Russia
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Prefazione

        Scrivere  una  storia  della  Russia,  soprattutto  se  di  dimensioni  ridotte,  impone  scelte
        difficili. Come si può racchiudere in un piccolo volume un sesto della superficie terrestre?
        Un regno multietnico in cui si parlano oltre un centinaio di lingue? Una società formata
        per secoli da una schiacciante maggioranza di contadini (nove persone su dieci), ognuno
        con  la  propria  storia  individuale?  Una  civiltà  che  ha  prodotto,  sia  in  epoca  antica  sia
        moderna,  una  cultura  eterogenea  di  straordinaria  ricchezza  ed  enorme  influenza?  Una

        struttura militare e politica di primo piano nello scacchiere internazionale, i cui valori, nati
        principalmente nel XX secolo, hanno rappresentato una sfida alle norme e alle concezioni
        egemoniche di Europa e America? In questo libro ho tentato innanzitutto di presentare una
        narrazione cronologica coerente ed equilibrata, per dare un senso allo sviluppo che questa
        nazione  ha  avuto  nel  tempo.  Ho  cercato  poi  di  delineare  le  grandi  problematiche
        menzionate  in  precedenza,  concentrandomi,  per  mancanza  di  spazio,  soprattutto  sulla
        Grande  Russia  (per  approfondire  altri  aspetti  vedi  la  sezione  Ulteriori  letture)  e  su
        argomenti di cui mi sono occupato a lungo, tra cui l’ascesa della Russia come potenza
        territoriale e militare, la natura dei suoi sistemi politici, lo sviluppo e le peculiarità della
        cultura e del pensiero russo moderno, e infine la relazione tra la grande popolazione rurale
        e le élite, in quello che, seguendo Gerd Spittler, chiamerò qui «stato contadino».

           È  necessaria  anche  una  scelta  accurata  di  terminologia  e  strumenti  analitici  (la  mia
        visione  complessiva  del  processo  storico  risulterà  evidente  dal  testo).  Tra  gli  altri  ho
        evitato di utilizzare concetti come quello di «arretratezza», che a mio parere pesa come un
        giudizio,  oltre  a  essere  fuorviante  e  teleologico  se  applicato  alla  Russia.  Parlando  dei
        gruppi  sociali  ho  fornito  una  breve  descrizione  dei  diversi  ceti,  preferendo  il  termine

        «élite» a quello di «classe dominante», pur riconoscendone il valore analitico. Riguardo
        all’epoca moderna ho cercato soprattutto di rendere conto del dibattito sul «totalitarismo»
        e di altre interpretazioni sulla Russia di Stalin.

           Sebbene in questo volume note e riferimenti bibliografici siano quasi del tutto assenti,
        sono ben consapevole del debito che, come un pigmeo sulle spalle di giganti, ho contratto
        nei  confronti  di  ricerche  e  analisi  di  altri  studiosi,  la  cui  opera  ha  influito  sulle  mie
        conoscenze e sui miei giudizi (alcune indicazioni sulle fonti più recenti sono presenti nella
        sezione Ulteriori letture). Un pensiero particolare va poi a quegli amici e colleghi che mi
        hanno  aiutato  con  informazioni,  consigli  e  critiche:  Sergej  Bogatyrëv,  Ed  Boyle,  Pete
        Duncan, Lindsey Hughes, Emma Minns, Susan Morrissey, Bob Service e Dennis Shaw.
        Grazie a Goeffrey Hosking e Wendy Rosslyn, che hanno letto per intero le bozze (Wendy
        ha dovuto convivere con questo progetto anche troppo a lungo). Lindsey Hughes ha messo
        a  disposizione  la  sua  collezione  privata  su  arte  e  architettura.  Ogni  loro  intervento  ha
        nutrito  e  rafforzato  il  testo  in  fase  embrionale:  gliene  sono  profondamente  grato.  Della
        creatura che ne è risultata, però, è responsabile unicamente il padre. I miei editori della
        Palgrave, Terka Acton e Sonya Barker, suoi padrini, hanno dimostrato una pazienza e un

        entusiasmo esemplari. A entrambi vanno la mia stima e i miei più sentiti ringraziamenti.
           Questo libro è dedicato a tutti i miei amici russi, grazie ai quali il loro mondo è divenuto
        per me qualcosa di vivo.


                                                                                                            R.B.
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