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                                                                                        Augusto e la nascita
                                                                                             del principato



                        4. I primi successori di Augusto

                         La dinastia giulio-claudia Nonostante avesse sempre avuto una salute malferma, Au-
                        gusto visse fino a ottant’anni. Da monarca di fatto qual era, si pose il problema di desi-
                        gnare un successore, non avendo avuto nel pluridecennale matrimonio con Livia figli ma-
                        schi. I candidati alla successione da lui prediletti vennero via via meno, premorendogli.
                        Alla fine Augusto fu costretto a designare il poco amato Tiberio, figliastro nato da un pre-
                        cedente matrimonio di Livia.
                        Il successore che Augusto aveva designato, Tiberio (14-37 d.C.), non proveniva come
                        Augusto da una famiglia dell’ordine equestre ma da una gens patrizia di grande tradi-
                        zione; si trovò, dunque, di fronte a un angoscioso dilemma. Accettando il potere su-
                        premo, egli avrebbe spento qualsiasi speranza di ripristinare la repubblica e con essa
                        l’autorità del senato. Rifiutando, avrebbe compromesso l’ordine, la stabilità, la pace che
                        Augusto aveva assicurato al popolo romano. Si mostrò perplesso e titubante, ma alla fi-  † Il «Gran Cammeo di Francia»
                        ne salì al trono. Tuttavia non volle farsi chiamare «imperatore» (imperator) né «padre  [Bibliothèque Nationale, Parigi]
                        della patria» (pater patriae). Malgrado i sospetti degli storici antichi, che lo accusarono  Questo raffinato oggetto raffigura
                                                                                                           Tiberio assiso in trono circondato
                        di essere un ipocrita, Tiberio visse con grande tormento la propria vicenda e il peso del-  dalla madre Livia e da altri membri
                        le proprie scelte. Il governo del successore di Augusto fu cauto, alieno da avventure e  della corte. Al di sopra
                                                                                                           dell’imperatore è rappresentata
                        da progetti grandiosi. La sua amministrazione finanziaria fu attenta e moderata. In po-  l’apoteosi di Augusto e di due
                        litica estera, Tiberio ridusse a province la Cilicia e la Cappadocia e consolidò i confini  principi, mentre nel registro inferiore
                                                                                                           l’immagine racconta di barbari
                        con operazioni belliche efficaci ma di portata limitata: l’impero poté così godere di un  prostrati e ridotti in schiavitù.
                        altro periodo di pace e di sicurezza.
                         Congiure e repressioni Emerse tuttavia in que-
                        gli anni un fenomeno che avrebbe accompagnato
                        quasi tutta la storia dell’impero romano: il ruolo
                        della corte imperiale come luogo attraversato da
                        trame, lotte per la successione e per le cariche, con-
                        giure di palazzo e di famiglia. Tiberio, da aristo-
                        cratico senatore qual era, dovette esserne presto
                        preoccupato e nauseato: nel 27 d.C. decise infatti
                        di ritirarsi in uno splendido palazzo nell’isola di
                        Capri, da dove continuò a governare l’impero.
                        A Roma spadroneggiava intanto l’ambizioso e
                        spregiudicato prefetto al pretorio Seiano, che mol-
                        ti ritenevano destinato a occupare il trono dopo Ti-
                        berio. Venuto a sapere che il prefetto era respon-
                        sabile della morte del proprio figlio Druso e di al-
                        tre trame, l’imperatore lo fece uccidere nel 31 d.C.,
                        insieme con molti suoi seguaci. Gli ultimi anni del
                        regno di Tiberio furono segnati da un clima di so-
                        spetto e di paura che provocarono altre repressio-
                        ni spesso ingiustificate.
                         Una figura tormentata A Tiberio successe Gaio
                        Cesare, soprannominato Caligola (37-41 d.C.) per
                        il tipo di calzature (caligae, «calzari d’ordinanza»)
                        che soleva portare quando, ancora bambino, ac-
                        compagnava il padre Germanico (pronipote di
                        Augusto adottato da Tiberio) negli accampamenti


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