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Unità 17
Augusto e la nascita
del principato
4. I primi successori di Augusto
La dinastia giulio-claudia Nonostante avesse sempre avuto una salute malferma, Au-
gusto visse fino a ottant’anni. Da monarca di fatto qual era, si pose il problema di desi-
gnare un successore, non avendo avuto nel pluridecennale matrimonio con Livia figli ma-
schi. I candidati alla successione da lui prediletti vennero via via meno, premorendogli.
Alla fine Augusto fu costretto a designare il poco amato Tiberio, figliastro nato da un pre-
cedente matrimonio di Livia.
Il successore che Augusto aveva designato, Tiberio (14-37 d.C.), non proveniva come
Augusto da una famiglia dell’ordine equestre ma da una gens patrizia di grande tradi-
zione; si trovò, dunque, di fronte a un angoscioso dilemma. Accettando il potere su-
premo, egli avrebbe spento qualsiasi speranza di ripristinare la repubblica e con essa
l’autorità del senato. Rifiutando, avrebbe compromesso l’ordine, la stabilità, la pace che
Augusto aveva assicurato al popolo romano. Si mostrò perplesso e titubante, ma alla fi- † Il «Gran Cammeo di Francia»
ne salì al trono. Tuttavia non volle farsi chiamare «imperatore» (imperator) né «padre [Bibliothèque Nationale, Parigi]
della patria» (pater patriae). Malgrado i sospetti degli storici antichi, che lo accusarono Questo raffinato oggetto raffigura
Tiberio assiso in trono circondato
di essere un ipocrita, Tiberio visse con grande tormento la propria vicenda e il peso del- dalla madre Livia e da altri membri
le proprie scelte. Il governo del successore di Augusto fu cauto, alieno da avventure e della corte. Al di sopra
dell’imperatore è rappresentata
da progetti grandiosi. La sua amministrazione finanziaria fu attenta e moderata. In po- l’apoteosi di Augusto e di due
litica estera, Tiberio ridusse a province la Cilicia e la Cappadocia e consolidò i confini principi, mentre nel registro inferiore
l’immagine racconta di barbari
con operazioni belliche efficaci ma di portata limitata: l’impero poté così godere di un prostrati e ridotti in schiavitù.
altro periodo di pace e di sicurezza.
Congiure e repressioni Emerse tuttavia in que-
gli anni un fenomeno che avrebbe accompagnato
quasi tutta la storia dell’impero romano: il ruolo
della corte imperiale come luogo attraversato da
trame, lotte per la successione e per le cariche, con-
giure di palazzo e di famiglia. Tiberio, da aristo-
cratico senatore qual era, dovette esserne presto
preoccupato e nauseato: nel 27 d.C. decise infatti
di ritirarsi in uno splendido palazzo nell’isola di
Capri, da dove continuò a governare l’impero.
A Roma spadroneggiava intanto l’ambizioso e
spregiudicato prefetto al pretorio Seiano, che mol-
ti ritenevano destinato a occupare il trono dopo Ti-
berio. Venuto a sapere che il prefetto era respon-
sabile della morte del proprio figlio Druso e di al-
tre trame, l’imperatore lo fece uccidere nel 31 d.C.,
insieme con molti suoi seguaci. Gli ultimi anni del
regno di Tiberio furono segnati da un clima di so-
spetto e di paura che provocarono altre repressio-
ni spesso ingiustificate.
Una figura tormentata A Tiberio successe Gaio
Cesare, soprannominato Caligola (37-41 d.C.) per
il tipo di calzature (caligae, «calzari d’ordinanza»)
che soleva portare quando, ancora bambino, ac-
compagnava il padre Germanico (pronipote di
Augusto adottato da Tiberio) negli accampamenti
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