Page 338 - Profili di Storia
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                                                                                     Roma e il Mediterraneo


                        da rotazione rispondeva a esigenze di sicurezza: evitava la nascita di poteri locali troppo
                        forti e di tendenze separatiste.
                        Per la riscossione dei tributi e per altre attività il governo romano si serviva inoltre del
                        sistema dell’appalto ai privati. L’operato di quest’ultimi, i cosiddetti pubblicani, diven-
                        ne presto il principale motivo del risentimento dei provinciali nei confronti del dominio
                        romano.
                         Ricchezze dell’impero Con la costruzione del dominio imperiale un intenso afflusso
                        di ricchezze si riversò a Roma e in Italia. Gran parte di queste risorse servì all’abbelli-
                        mento urbanistico delle città e alla costruzione di infrastrutture (acquedotti, ponti, stra-
                        de, ecc.); ma si crearono anche nuove ricchezze private e con esse si diffuse il lusso e il
                        collezionismo artistico. Lo stile di vita dei Romani cambiava rapidamente.
                        Una parte della classe dirigente reagì allarmata a questo fenomeno: si temeva che l’enor-
                        me afflusso di ricchezze corrompesse gli antichi costumi della città, che l’avevano resa
                        grande e potente. In particolare, si voleva evitare che i senatori romani si tramutassero in
                        un ceto di affaristi. Un tribuno della plebe del 218 a.C., Quinto Claudio, fece approvare
                        un plebiscito che vietava ai senatori e ai loro discendenti qualsiasi attività economica al
                        di fuori dell’agricoltura. Essi, per esempio, non potevano praticare il commercio, posse-
                        dere botteghe artigianali, partecipare da pubblicani agli appalti, e così via.
                         La nascita dell’ordine equestre Ebbe così origine l’ordine equestre, chiamato in tal
                        modo perché vi potevano essere iscritti i cittadini più ricchi che militavano nella caval-
                        leria, i cavalieri (equites). Un cittadino ricco poteva quindi decidere se svolgere una car-
                        riera che lo avrebbe portato in senato (e nell’ordine senatorio), rinunciando tuttavia a
                        svolgere attività lucrati-
                        ve, oppure se dedicarsi,                                                            GUIDAALLOSTUDIO
                        come membro dell’ordi-                                                              1. Qual era la condizione giuridica
                                                                                                            della Sicilia dopo la conquista
                        ne equestre, agli affari.                                                           romana?
                        La separazione tra questi                                                           2. A quali territori corrispondeva la
                                                                                                            Spagna ulteriore?
                        due ordini avrebbe por-                                                             3. I proconsoli restavano in carica a
                        tato, in progresso di tem-                                                          vita?
                                                                                                            4. Chi erano i pubblicani?
                        po, a forti rivalità di ca-                                                         5. Gli equites si occupavano di
                        rattere economico e poli-                                                           politica?
                        tico.








                           ® Il ponte Emilio a Roma,
                        seconda metà del II sec. a.C.
                           Nel corso del II secolo a.C.,
                            dopo le vittorie nelle guerre
                           puniche e in Oriente, a Roma
                         affluirono grandi ricchezze, che
                           furono impiegate anche per
                           abbellire la città e dotarla di
                          infrastrutture migliori. Furono
                               costruiti templi, ponti,
                         acquedotti. L’immagine mostra
                        uno tra gli esempi pervenutici di
                         questa intensa attività edilizia: il
                            ponte Emilio, costruito dai
                           censori P. Cornelio Scipione
                            Africano Emiliano, L. Emilio
                              Paolo e Lucio Memmio.

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