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                                                                                     Roma e il Mediterraneo


                        queste genti fu tuttavia modesto e incostante. Grave fu invece la defezione delle città di
                        Siracusa, Taranto e Capua. Ma decisiva per le sorti di Roma si rivelò la fedeltà delle gen-
                        ti dell’Italia centrale: Etruschi, Umbri, Latini restarono compatti al suo fianco impeden-
                        do ad Annibale di sferrare l’attacco decisivo.
                        I Romani avevano inoltre risorse umane ancora ingenti, che servirono a reclutare nuovi  GUIDAALLOSTUDIO
                        eserciti: li componevano legionari che combattevano con straordinario accanimento, con-  1. Che cosa stabiliva il trattato
                                                                                                            dell’Ebro?
                        sapevoli che da loro dipendeva ormai la sopravvivenza della patria. Malgrado l’avvili-  2. Chi controllava la Sardegna e la
                        mento e la paura di aver smarrito il rapporto con gli dèi, la città diede prova in quell’oc-  Corsica?
                                                                                                            3. Chi era Annibale?
                        casione di una sorprendente compattezza: le famiglie più ricche fornirono denaro e vet-  4. Quali popoli o città si allearono
                        tovagliamenti; il popolo accettò di buon grado il raddoppio del tributo bellico.    con Annibale?



                        5. Ripresa e vittoria dei Romani

                         Cambiamento di tattica I comandanti romani trassero infine il giusto insegnamento da-
                        gli eventi: la superiorità di Annibale nelle battaglie campali risultava ormai indiscutibile;
                        era dunque preferibile intrappolarlo in una guerra di logoramento, fatta d’improvvise in-
                        cursioni e di rapidi sganciamenti, di intercettazioni dei rifornimenti e dei rinforzi mandati-
                        gli da Cartagine, di spostamento delle operazioni su altri teatri bellici, lontani dall’Italia.
                        La ripresa romana si manifestò con la conquista e la punizione delle tre città ribelli di Si-
                        racusa (nel 212 a.C.) e Capua (nel 211) e di Taranto (nel 209). La presa di Siracusa rima-
                        se famosa anche per l’uccisione del grande scienziato Archimede che aveva inventato al-
                        cune prodigiose macchine belliche che inflissero gravi perdite agli assedianti.
                        In Italia, i generali romani fecero propria la tattica di Quinto Fabio Massimo, sopranno-
                        minato «il Temporeggiatore» (Cunctator) perché mise a dura prova l’esercito invasore
                        senza mai accettare lo scontro campale. In Spagna, si rivelarono le straordinarie doti di
                        un giovane condottiero, il venticinquenne Publio Cornelio Scipione: rapido nelle deci-
                        sioni e altrettanto nell’agire, fantasioso inventore di soluzioni tattiche adatte alle circo-
                        stanze più impreviste, dotato di un fascino quasi magnetico che incantava e trascinava i
                        soldati, Scipione passò di successo in successo, costringendo i Cartaginesi ad abbando-
                        nare la penisola iberica (206 a.C.). L’anno prima un contingente punico inviato a soste-
                        gno di Annibale e guidato da suo fratello Asdrubale era stato annientato nella battaglia
                        del Metauro. La testa di Asdrubale fu fatta rotolare davanti al campo di Annibale.
                         La vittoria romana A Roma non c’era accordo sul modo di proseguire la guerra. Secon-
                        do Quinto Fabio Massimo era necessario concentrare l’impegno in Italia, fino alla sconfit-
                        ta di Annibale. Publio Cornelio Scipione sosteneva invece un piano più audace: attaccare
                        direttamente Cartagine sul suolo africano per costringerla alla capitolazione: a quel punto
                        anche Annibale sarebbe stato perduto. Prevalse infine quest’ultima strategia, e nel 204 a.C.
                        Scipione sbarcò in Africa. Dopo i suoi primi successi, Annibale rientrò precipitosamente in
                        patria. Lo scontro decisivo si verificò nei pressi di Zama. Qui Scipione adoperò contro An-
                        nibale la stessa tattica da questi usata vittoriosamente in tante occasioni: le truppe cartagi-  LINK   p.328
                        nesi, accerchiate dalla cavalleria romana, subirono una vera e propria disfatta.   L’imperialismo romano
                        Cartagine aveva perduto la guerra. Scipione celebrò un grandioso trionfo [®Il trionfo, p.
                        318] e prese il soprannome di «Africano». Queste le condizioni della pace imposte a Car-
                        tagine: rinuncia alla flotta da guerra, con l’eccezione di dieci triremi; pagamento, in cin-  GUIDAALLOSTUDIO
                        quant’anni, di 260 tonnellate d’argento a titolo di risarcimento; divieto d’intraprendere  1. Chi era il Temporeggiatore?
                        guerre senza il permesso romano. Cartagine si ritrovò in tal modo ridotta a un ruolo mar-  2. Che cosa accadde durante la
                                                                                                            battaglia di Zama?
                        ginale, completamente sottomessa al controllo di Roma.

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