Page 324 - Storia dell'inquisizione spagnola
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IL MODELLO SESSUALE: L’INQUISIZIONE
D’ARAGONA E LA REPRESSIONE DEI PECCATI
ABOMINEVOLI
Come già sappiamo, l’Inquisizione, secondo
un’interpretazione molto estensiva del suo ruolo e grazie
all’efficienza della sua organizzazione e ai suoi lunghi
tentacoli, si era impadronita di cause che non erano di sua
competenza. In tal modo essa è diventata, ed è rimasta
almeno per due secoli, il bastione più forte di un ordine
morale che aveva giustificazioni sue proprie, indipendenti da
qualsiasi ordine politico e sociale, ma la cui difesa
contribuiva, comunque, a preservare l’ordine stabilito.
I peccati abominevoli: giudizio di Dio e giudizio
degli uomini
La sodomia e la bestialità erano peccati che non potevano
non suscitare l’attenzione vigile dell’Inquisizione e provocare
da parte sua un tentativo per includerli nella propria
giurisdizione. L’una e l’altra erano proprio quegli «atti umani
disordinati», che qualificavano il peccato secondo
sant’Agostino. Esse evidentemente figuravano fra i peccati
capitali nella categoria dei peccati carnali definita da san
Gregorio ed erano anche le due forme più abominevoli del
peccato di lussuria. Circostanza aggravante, la sodomia era
nello stesso tempo peccato contro Dio, contro se stessi e
contro il prossimo; la bestialità era nello stesso tempo un
peccato contro Dio e contro se stessi. In altre parole,
sodomia e bestialità erano contemporaneamente attentati
alla fede e alla morale; peccati di sensualità e di ragione,
peccati di errore, e potevano essere anche comportamenti