Page 78 - Federico II e la ribellione del figlio
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logoramento del rapporto tra padre e figlio. Enrico, nello
stringere l’alleanza con la Lega, ai suoi occhi, ultima
ancora di salvezza, varcò il limite del tollerabile. Ma a
spingerlo nel precipizio fu comunque,
inconsapevolmente, la condotta del padre che, a quanto è
dato conoscere, non aveva saputo adempiere nei lunghi
anni della solitudine del figlio – lasciato fanciullo in
Germania, senz’alcun altro familiare vicino, in balia di
estranei e gravato da mille problemi piú grandi di lui – al
dovere primo d’ogni padre di sovvenire, con la premura
della comprensione e dell’affetto, alle necessità e alle
insicurezze dei figli.
Uno storico inglese del secolo scorso, comparando la
condotta di Federico riservata ad Enrico con quella poi
riservata, nella medesima condizione, al fratellastro
Corrado, ha scritto:
Ma Federico messo in guardia dall’esperienza
precedente, del tutto amara, vigilava sul modo con cui il
figlio [Corrado] veniva allevato; e spesso gli scriveva
lettere piene di paterne esortazioni e di consigli sui suoi
doveri di re. 113
A Federico, a sua volta, va riconosciuta l’attenuante di
essere stato rispetto ad Enrico un padre-bambino, per
averlo avuto ancora sedicenne, sicché il biblico Ve terre,
ubi rex puer est!, utilizzato dal monaco di Ebersheim,
come giudizio critico verso Enrico, potrebbe essere
declinato in Ve terre, ubi pater puer est!
Ma la vicenda merita ancora un’ultima, forse piú