Page 79 - Federico II e la ribellione del figlio
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pregnante, notazione politica. Se non ci fu divaricazione
sostanziale tra padre e figlio nella condotta verso
feudalità e città, ci fu, forse, divaricazione, con diversa
consapevolezza, rispetto all’obiettivo strategico ultimo.
Federico era compreso del suo ruolo imperiale e
vagheggiava l’affermazione di un Impero sovraordinato
ad ogni altro potere, ovviamente anche in Germania.
Tanti i segnali in tale direzione, impliciti ed espliciti
(frequente nei documenti l’evocazione dell’“Europa
imperiale” e dell’unità dell’Impero). 114
Enrico, a sua volta – oppresso dalla soverchiante
ombra del padre, che non di rado piú volte lo aveva
ferito nel suo stesso amor proprio – vagheggiava
l’indipendenza, piú come condizione esistenziale che
istituzionale, finendo però per legare, con dubbia
consapevolezza, il suo nome all’antitetica prospettiva,
alla lunga storicamente vincente, di un autonomo Stato
germanico. Federico, vincente sul figlio in Germania,
trascinerà poi definitivamente nella tomba il sogno
dell’Impero come “potestà universale”, tanto per usare
un’espressione molto abusata. Di lí a qualche decennio
stessa sorte toccherà al vagheggiamento dell’altra
“potestà universale” antagonista, il Papato, che
soccomberà sotto i colpi di un re e di un Regno gelosi
della propria indipendenza.
Spetterà infatti alle monarchie, prodromiche entità
dello Stato moderno, «dirompente quid medium
conficcato tra orbis e urbis, vera forza eversiva,
cancellare per sempre la millenaria visione