Page 186 - Federico II - Genio dei tempi
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che  in  altri  tempi  era  stata  riferita  solo  al  potere  del  papa  all’interno
          della chiesa. Un autore come Agostino Trionfo, ad esempio, negava la

          possibilità che qualcuno fosse esentato dal controllo dell’autorità papale
          nella dimensione temporale (McCreadyl973).
             Occorre però sottolineare che gli intellettuali francesi non mancarono
          di rispondere elaborando tesi contrarie. Nell’ampio ventaglio di scritti che

          videro la luce in questo periodo (per non parlare di false bolle e lettere
          papali  fittizie  usate  strumentalmente),  si  distinsero  posizioni  diverse.
          L’anonima  Quaestio  in  Utramque  partem  sosteneva  la  distinzione  di
          ambiti e accordava alla chiesa una possibilità di intervento solo in alcuni

          tipi di cause giuridiche. Fondamentalmente, però, bisognava tenere conto
          della profonda alterità tra papato e potere secolare: «Infatti tanto distano
          l’Oriente dall’Occidente, il corpo dall’anima, le cose corporali da quelle
          spirituali, quelle terrene da quelle celesti, quanto l’autorità del sommo

          pontefice dal vertice dell’impero o dalla dignità regia». La tesi dualistica
          veniva in questo caso proposta per difendere la corona regia e non il
          papato. Ben più radicale era la Disputatio in ter clericum et militem che
          non solo limitava il potere del papa a quello esercitato da Cristo, cioè

          relativo alla dimensione spirituale, ma andava ben oltre, affermando la
          subordinazione della chiesa all’autorità civile.
             Un autore ben noto, Giovanni da Parigi (1240 ca.-1306), fondava l’origine
          della  comunità  politica  nella  natura  umana  (come  aveva  insegnato

          Aristotele, alla cui opera politica gli studiosi del medioevo poterono però
          accedere solo a partire dalla seconda metà del XIII secolo) e le assegnava
          il fine di garantire la virtù naturale, mentre alla chiesa, di origine divina,
          spettava di occuparsi della salvezza eterna. In tal modo egli spezzava

          l’idea  di  una  discendenza  divina  dei  due  poteri,  che  il  papato  poteva
          avocare entrambi a sé in virtù del vicariato di Cristo.
             Tornando alle vicende storiche, Filippo e i suoi consiglieri deliberarono
          che in casi eccezionali le autorità laiche dovevano difendere la chiesa e i

          suoi fedeli e che Bonifacio rappresentava una minaccia per la cristianità. Si
          decise di portare il papa di fronte a un concilio generale. Così nel settembre
          del 1303 Guglielmo di Nogaret e Sciarra Colonna catturarono Bonifacio
          nel suo palazzo di Anagni. Bonifacio non resistette agli eventi e, benché

          liberato dagli abitanti del luogo, morì. Nel 1309 papa Clemente V trasferì
          la sede del papato ad Avignone, una città che era sì un possedimento
          papale, ma inglobato nei territori del re di Francia.
             ha confutazione del potere temporale del papa

             Il papato avignonese, in buoni rapporti con il re di Francia, continuò però
          lo scontro con l’imperatore, il nemico più tradizionale della Curia romana.



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