Page 81 - Per la difesa dello Spiritismo
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chi così si comportava era un agente spirituale estrinseco ai mediums
          di cui si serviva; e ciò per la ragione che tale agente aveva in questa
          circostanza deliberato ed operato, non già per ausilio di mediums,
          «ma all’infuori di qualsiasi persona incarnata che lo risusciti»; ciò
          che   risulta   dal   fatto  ch’egli   aveva   svolto   la   propria   attività
          nell’intervallo trascorso tra due sedute sperimentali; intervallo
          che nel caso nostro, fu di parecchi giorni. Stando le cose in questi
          termini,   emerge   palese   che   le   ipotesi   della   «prosopopesi-
          metagnomia» rafforzate dall’altra della sopravvivenza temporanea di
          un «fantasma telepatico inconscio», a sua volta rafforzata dall’altra
          della «sopravvivenza di una memoria che sarebbe il duplicato di
          quella terrestre, ma senza possibilità di entrare in funzione all’infuori
          di una mentalità incarnata che la risusciti», emerge palese, dico , che
          tale   conglomerato   d’ipotesi   fantastiche   non   è   applicabile   a
          manifestazioni supernormali le quali si svolgono all’infuori delle
          sedute   sperimentali,   all’infuori   di   ogni   rapporto   medianico,   e
          all’infuori di qualsiasi influenza psichica di viventi. Ciò posto, non
          bisogna neanche trascurare il valore teorico in tal senso implicito nel
          semplice   fatto   di   una   «voce   indipendente»   la   quale   esprime   il
          desiderio che intervenga alle sedute una persona a tutti sconosciuta.
          Di dove, infatti, era scaturito il nome dell’ignota persona vivente che
          si desiderava intervenisse alle sedute, per uno scopo determinato?
          Anche questo è un enigma che il «conglomerato d’ipotesi» sopra
          riferite è impotente a risolvere; e la cosa è tanto palese che non vale
          la pena di dimostrarlo. Rimane da rilevare l’altra circostanza del
          segreto della defunta, e delle di lei intenzioni al riguardo. Essa dice
          allo   Swaffer:   «Il   mio   ragazzo   non   deve   sapere...   Conserva   il
          segreto...». - Ora se si considera tale sua volontà in contrasto con
          quella del consultante, il quale meditava invece di svelare ogni cosa
          al   giovane   in   discorso,   volontà   comunicata   allo   Swaffer
          dall’oltretomba, e che lui solo era in grado di valutare in tutta la sua
          gelosa delicatezza; se si considera tutto ciò, in unione a quanto si
          disse in precedenza, mi pare che non debbano rimaner dubbiezze in
          merito all’unica ipotesi capace di dare ragione dei fatti. Si noti infine
          che nella seduta in esame, la personalità medianica in discorso e


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