Page 16 - Un fisico in salotto
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Il metodo sperimentale


          La ricerca scientifica è in continua evoluzione.  Le teorie hanno bisogno di essere
          aggiornate e spesso se ne attende la formulazione di nuove per avere una descrizione
          di  fenomeni  inaspettati  che  si  presentano  all’osservazione  sperimentale,  come
          abbiamo accennato per la superconduttività ad alte temperature.
             Tuttavia la metodologia che viene seguita nello studio della Natura è sempre la

          stessa dai tempi di Galileo Galilei (1564-1642) e non si vede perché si debba un
          giorno essere costretti a cambiare idea.
             Tutto è basato proprio sull’idea fondamentale di Galileo e cioè sulla validità del
          suo metodo sperimentale.  Esso indica qual è la strada da percorrere per arrivare
          correttamente alle verità scientifiche.  È la strada che viene percorsa anche oggi e
          quindi, a buon diritto, Galileo è considerato il padre della fisica moderna.
             Come prima cosa, deve essere chiaro che possiamo stabilire una verità scientifica

          solo su ciò che possiamo osservare con i nostri sensi e che possiamo misurare con
          opportuni  strumenti,  ovvero  su  quelle  che  definiamo grandezze  fisiche.  Una
          grandezza fisica è, per esempio, la lunghezza di un oggetto, che si può misurare con
          un righello; oppure la temperatura di un ambiente, che misuriamo con un termometro;
          oppure ancora un intervallo di tempo, che misuriamo con un cronometro.
             Per contro, tutto ciò che non possiamo sentire, toccare, guardare e misurare non

          può essere oggetto di scienza.
             Questo peraltro ci indica che dobbiamo avvicinarci allo studio della Natura senza
          pregiudizi.  In  altre  parole,  nella  ricerca  della  verità  scientifica,  dobbiamo
          sgombrare  il  campo  da  idee  precostituite  che  non  hanno  fondamento  in  ciò  che  i
          nostri sensi ci consentono di osservare e verificare.
             Un  tipico  esempio  è  questo:  quando  Galileo  si  accorse,  grazie  al  suo
          cannocchiale, che la superficie del Sole è cosparsa di macchie oscure irregolari, egli

          suscitò quantomeno la meraviglia di molti suoi contemporanei. Questi pensavano che
          il  Sole  fosse  ‘perfetto’  e  quindi  ugualmente  luminoso  in  ogni  sua  parte:  un
          pregiudizio, appunto.
             Insomma,  la  realtà  non  è  quella  che  la  nostra  fantasia  o  i  nostri  desideri
          vorrebbero che fosse: è solo quella che possiamo constatare con i nostri sensi.

             Naturalmente,  quando  diciamo  ‘osservare’,  ‘toccare’,  non  intendiamo  limitarci
          alla constatazione diretta del fenomeno. A volte esso è ‘invisibile’ ed è rivelato solo
          da particolari strumenti.
             Constatare direttamente o indirettamente l’esistenza di un fenomeno non è ancora
          fare  scienza.  Il  metodo  sperimentale  ci  insegna  che  l’obiettivo  da  perseguire  è
          l’interpretazione del fenomeno e la sua descrizione in termini quantitativi. È questa
          continua indagine che ci conduce alla scoperta delle leggi della Natura.
             Come arrivare, allora, a queste leggi? A questo scopo dobbiamo fare esperimenti

          nelle migliori condizioni, eliminando tutto ciò che può perturbare il fenomeno che
          stiamo studiando. Anche in questo caso possiamo ricorrere a un esempio che ci viene
          da  Galileo.  Egli si era proposto, tra l’altro, di studiare proprio il fenomeno della
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