Page 155 - Un fisico in salotto
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Il Principio di indeterminazione


          Abbiamo detto poco fa che un modo per ridurre la perturbazione che accompagna
          l’osservazione di un oggetto, piccolo o grande che sia, è quello di illuminarlo con un
          piccolo numero di fotoni che ne altera dunque la velocità soltanto un poco. Ma esiste
          anche una seconda possibilità. Precisamente, si può continuare a inviare anche una
          grande quantità di fotoni, ma si può fare in modo di diminuire l’energia di ciascun

          fotone.
             Torniamo all’esempio della boccia e alla possibilità di determinarne la traiettoria
          colpendola con altre bocce per vedere dove avviene l’urto.  Pensando a tale urto,
          abbiamo  forse  pensato  a  un  impatto  piuttosto  violento.  Ma  adesso  pensiamo  alle
          bocce,  che  abbiamo  inviato  come  proiettili  contro  la  nostra  boccia  principale,
          lanciate in modo da sfiorarla solamente.
             Ecco che questa ‘carezza’ stavolta perturba pochissimo la nostra boccia.

             Tornando  all’elettrone,  è  possibile  allora  ‘sfiorarlo’  leggermente  con  i  fotoni
          inviando  un  raggio  luminoso  che  introduca  così  soltanto  una  piccolissima
          perturbazione alla sua velocità? La risposta è sì. Per fare ciò, la fisica ci insegna che
          la luce da inviare deve essere una luce di bassa frequenza, che trasporta piccole
          quantità di energia.
             Sentiamo  spesso  parlare  di frequenza  a  proposito  delle  trasmissioni  radio  o

          televisive, con relative questioni di assegnazione delle frequenze a questa o quella
          emittente.
             Ebbene la luce si comporta come una qualsiasi altra onda elettromagnetica, radio
          o  televisiva  che  sia.  Le  basse  frequenze  sono  quelle  generalmente  utilizzate  nelle
          trasmissioni radiofoniche.  Noi non possiamo vedere la luce emessa da un’antenna
          radio trasmittente semplicemente perché i nostri occhi non sono sensibili a quelle
          frequenze, un po’ come le nostre orecchie non sono sensibili a suoni che hanno una

          frequenza acustica troppo bassa.
             D’altro  canto,  come  le  nostre  orecchie  non  avvertono  gli infrasuoni, altrettanto
          esse non avvertono gli ultrasuoni, che stavolta hanno una frequenza troppo elevata
          per essere uditi.
             In assoluta analogia, i nostri occhi sono insensibili non soltanto alle onde radio e a

          quella che chiamiamo radiazione infrarossa, ma anche a luce di alta frequenza che
          chiamiamo radiazione ultravioletta.  L’occhio  è  sensibile  soltanto  a  radiazioni  di
          frequenza  compresa  in  un  intervallo  piuttosto  ristretto  che  compete  a  quella  che
          definiamo appunto ‘luce visibile’.
             Frequenze maggiori di quelle dei raggi ultravioletti sono quelle dei raggi X, che
          sono prodotti in uno studio di radiologia. Ciò significa che i raggi X hanno energie
          ancora  maggiori  e  che,  più  che  una  perturbazione,  possono  produrre  un  vero  e
          proprio danno al nostro organismo.

             Se vogliamo ‘sfiorare’ un elettrone è quindi meglio mettere da parte i raggi X e
          anche la luce visibile: le onde radio sembrano le più adatte.
             A  questo  punto,  però,  si  pone  un  altro  problema.  Ascoltando  un  programma
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