Page 145 - Un fisico in salotto
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La meccanica quantistica


          Parlando di  Teoria della  Relatività, abbiamo visto che la meccanica di  Galileo e
          Newton,  che  viene  indicata  in  fisica  come meccanica classica,  non  è  adeguata  a
          descrivere fenomeni che implicano, in un modo o nell’altro, velocità paragonabili a
          quella della luce.
             Ricordiamoci  che  la  meccanica  classica  rappresenta  un’approssimazione  della

          meccanica  relativistica.  Beninteso,  si  tratta  di  un’ottima  approssimazione!  Tanto
          migliore  quanto  più  piccole  sono  le  velocità  che  intervengono  in  una  qualsiasi
          circostanza; e dunque abbiamo stabilito i limiti di validità della meccanica classica.
             Ma questa non è l’unica limitazione: la meccanica classica è inadeguata anche alla
          descrizione dei fenomeni che riguardano il ‘mondo dell’infinitamente piccolo’. Per
          questi ultimi fenomeni è stata elaborata una meravigliosa teoria, che viene chiamata
          meccanica quantistica.

             Spesso, nei libri di fisica, il capitolo che la riguarda è intitolato fisica quantistica
          piuttosto  che meccanica  quantistica,  semplicemente  per  intendere  che  ci  si  vuol
          riferire  a tutti  i  fenomeni  per  i  quali  deve  intervenire  l’attributo quantistico.  È
          proprio questo attributo che segna la differenza fondamentale tra i fenomeni dei quali
          abbiamo parlato finora e quelli dei quali stiamo per parlare. Che si tratti di fenomeni
          che definiremmo puramente ‘meccanici’ o di altri fenomeni non fa differenza.

             Anche  in  questo  caso  possiamo  dire  che  la  meccanica  classica  è
          un’approssimazione  della  meccanica  quantistica;  approssimazione  che  è  tanto
          migliore  quanto  più  ci  allontaniamo  dal  mondo  dell’infinitamente  piccolo  e  ci
          interessiamo  dei  fenomeni  che  riguardano  oggetti  grandi  come  quelli  con  i  quali
          abbiamo a che fare nella nostra vita quotidiana.
             L’attributo quantistico  deriva  dal  fatto  che  questa  teoria  tiene  conto  di  una
          circostanza fondamentale della quale Galileo o Newton non si sarebbero mai potuti

          accorgere.
             Precisamente, le grandezze fisiche sono in generale ‘obbligate’ ad assumere valori
          discreti ovvero quantizzati, come appunto si dice comunemente in fisica.
             Per esempio, l’energia di un elettrone in un atomo può assumere soltanto valori
          ben precisi, separati tra loro. In altre parole, l’energia di un elettrone non può avere

          valori intermedi  tra  due  valori  consecutivi  fra  quelli  ammissibili  fisicamente  e
          previsti dalla meccanica quantistica.
             È ovvio che Galileo e Newton non avrebbero potuto accorgersi di questo, perché,
          come si capisce da quello che abbiamo appena esposto, la quantizzazione riguarda
          quello che abbiamo chiamato ‘il mondo dell’infinitamente piccolo’ cioè il mondo
          degli atomi e delle cose ancora più piccole che esistono nascosti in essi.
             Galileo e Newton non sapevano dell’esistenza degli atomi e tanto meno della loro
          struttura.  O  meglio,  avevano  sentito  parlare  di  atomi  solo  studiando  l’opera  di

          Anassagora o Democrito; ma su basi scientifiche l’effettiva esistenza degli atomi è
          stata stabilita solo tra il  Diciottesimo e il  Diciannovesimo secolo e i valori delle
          energie, che a loro competono, in tempi ancora più recenti. Non solo: questi valori
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