Page 143 - Fisica per non fisici
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corrispondente a n = 2 e così via; ma non può trovarsi su un’«orbita» intermedia fra

          queste.  Notiamo  che  «orbita»  è  fra  virgolette,  a  ricordare  che non  si  tratta  di
          un’orbita nel senso che le attribuiamo in meccanica classica e cioè di una traiettoria
          come quella di un pianeta o semplicemente come quella di una palla da tennis. In

          fisica si parla allora di orbitale: per poter omettere ogni volta le virgolette! E un
          orbitale  è  rappresentato  disegnando  una  linea  sfumata  per  ricordare  la  presenza
          dell’indeterminazione quantistica sulla posizione dell’elettrone (figura 65).











































          Figura 65. Rappresentazione di possibili orbitali per un elettrone intorno al nucleo.



              Su ciascun orbitale, si dice che l’elettrone si trova in uno stato stazionario nel
          quale permane senza perdere energia, esattamente come accade per le onde elastiche

          sul nastro di acciaio che, in assenza di attriti, continuano a mantenere inalterata la
          loro ampiezza. Ricordando la relazione (55) possiamo scrivere dunque:


                                                    r = n(h/2πp)                                          (58)



          Questa relazione, che lega il raggio dell’orbitale alla quantità di moto dell’elettrone,
          viene chiamata regola di quantizzazione di Bohr, dal nome del fisico danese Niels
          Bohr (1885-1962) che la propose nel 1913.

              Proprio  questa  regola  fornisce  un  esempio  di  come  le  grandezze  fisiche  siano
          quantizzate  (e  per  questo  si  parla  di  meccanica quantistica);  cioè non  possano
          assumere valori a piacimento. Piuttosto, esse sono in generale costrette ad assumere
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