Page 108 - 40 Novelle
P. 108

40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen




                                                      LE CORSE


                   Si era istituito un premio per il miglior corridore; anzi, due premii, uno grande e uno
            piccolo, per i due migliori corridori, — e non in una gara soltanto, ma durante tutto un anno.
                   «Il primo, l'ho avuto io!» — disse la Lepre: «Un po' di giustizia ci ha da essere, quando si
            hanno parenti ed amici nella Giurìa. Ma che il  secondo sia stato aggiudicato alla Lumaca, la
            considero quasi un'offesa personale fatta a me!»
                   «No!» proclamò il Palo dello Steccato, che aveva assistito alla distribuzione dei premii: «Va
            tenuto conto anche dello sforzo e della perseveranza. Molte persone serie l'hanno detto, ed io lo
            comprendo benissimo. Certo, la Lumaca ci ha impiegato metà dell'anno, ad arrivare di là dalla
            soglia dell'uscio; ma s'è fatta anche male: dalla furia, s'è rotta il femore. Ha messo tutta se stessa nel
            suo compito, ed ha corso con la casa in ispalla! Tutto ciò le fa molto onore: ed ecco perchè ebbe il
            secondo premio.»
                   «Mi pare che avrebbero però potuto prendere in considerazione anche me!» — disse la
            Rondine: «Non credo ci sia alcuno più rapido di me nel volare, sopra tutto nell'impeto dello slancio;
            e quanti viaggi non ho fatti? Lontano lontano, via di qui, via di qui, via di qui!...»
                   «Sì, e questo è appunto quel che ti nuoce,» disse il Palo dello Steccato: «Ti piace troppo di
            mutar paese. Quando qui incomincia a fare un po' di freddo, ecco che subito ti prende la smania di
            girare il mondo. Non sai che sia amor di patria, tu! Ecco perchè  non possono prenderti in
            considerazione.»
                   «Ma se restassi tutto l'inverno nella giuncaia?» — domandò la Rondine: «Mettiamo, per
            esempio, che dormissi tutto l'inverno: credi che allora me ne terrebbero conto?»
                   «Porta un certificato del Giunco di Giuncaia, il quale dica che hai dormito in patria tutto
            l'inverno: certo che te ne terranno conto!»
                   «Io meritavo il primo premio, non il secondo,» — disse la Lumaca: «Una cosa, intanto è
            certa: che la Lepre non corse se non per pura vigliaccheria, perchè le pareva sempre che a tardare ci
            fosse pericolo. Io, in vece, feci della mia corsa lo scopo della mia vita; e sono divenuta invalida in
            servizio. Se qualcuno doveva avere il primo premio, ero io. Ma non solleverò questioni per ciò: già,
            chiacchiere e vanterie non son mai state roba per me; le disprezzo anzi!»
                   E la Lumaca sputò, in atto di grande alterigia.
                   «Posso affermare con giuramento, che ogni premio (o, almeno, il mio voto per ogni premio,)
            non fu dato se non dopo matura riflessione!» — notò il vecchio Segnale della Riserva di Caccia al
            confine del bosco, il quale aveva fatto parte anche lui del Collegio della Giurìa: «Io procedo sempre
            con la dovuta circospezione, con ordine e a base di calcolo. Già undici volte ho avuto l'onore di
            assistere alla distribuzione dei premii e di dare il mio voto; mai, però, prima d'oggi mi era riuscito di
            far prevalere la mia opinione. Ho sempre seguìto nella votazione l'ordine alfabetico. Siatemi cortesi
            di un po' d'attenzione, e vi spiego subito come tutto proceda da un primo principio. Questa è la
            dodicesima votazione, dunque, e la dodicesima lettera dell'alfabeto è L, non è vero? Il primo premio
            andava dunque dato alla Lepre. Sulla stessa lettera L, chi veniva subito dopo la Lepre? la Lumaca; e
            alla Lumaca fu per ciò aggiudicato il secondo. La prossima volta toccherà alla lettera M. Bisogna
            far tutto con ordine e a base di calcolo: e, sopra tutto, bisogna partire da un principio stabilito.»
                   «Veramente, io avrei dato il voto a me stesso, senza esitare, se non fossi stato fra i Giurati,»
            — disse il Mulo, che aveva fatto parte del Comitato. «Non bisogna soltanto considerare la rapidità
            dell'andatura; ma anche tutte le altre qualità: per esempio, il carico che il candidato è capace di
            tirare. E nemmeno avrei dato singolare importanza a questo, nel caso presente; nè alla sagacità della
            Lepre nella sua fuga, nè alla furberia con la quale spicca a un tratto un salto da banda, per mettere
            gli inseguitori su di una falsa traccia, così che non sappiano più dove si va a nascondere. No! C'è
            qualche cos'altro di cui alcuni fanno gran caso, di cui non si può non tener conto. Voglio dire quello
            che comunemente si definisce il bello. Ed il bello ho avuto particolarmente a cuore. Ho guardato
            agli orecchi della Lepre, così ben formati, così lunghi, ch'è un piacere a vederli: mi pareva quasi di

                                                           106
   103   104   105   106   107   108   109   110   111   112   113