Page 12 - Orto. Dal balcone al campo.
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che tutto sommato (messo in conto quel mal di schiena che ogni tanto può venire a chi zappa
      con troppo slancio) sia alla portata di tutti. Non credo che gli orti che abbiamo visto spuntare

      come funghi negli ultimi anni siano figli di una moda, magari l’odierna esplosione di impeto e

      voglia  può  sembrare  una  tendenza,  ma  sotto  sotto  penso  che  stiamo  dando  vita  a  un  nuovo
      modo di vivere il territorio e stiamo mettendo le basi per un futuro sicuramente con più ortaggi

      buoni per tutti!
         Fate  l’orto,  prendete  una  boccata  d’aria  e  mangiatevi  di  gusto  le  verdure  che  avete

      coltivato. Sapranno di verdura, saranno davvero gustose. Saranno amare e dolci, un tripudio

      per  le  vostre  papille  gustative:  ri-scoprirete  sapori  che  avete  dimenticato.  L’orto  è  una
      rivoluzione dentro, nel cuore, nella testa e in tutto il corpo. La pelle ringiovanisce, il sorriso

      torna  a  essere  rilassato  e  non  penserete  più  ai  problemi  del  lavoro!  Coltivare  la  terra,
      prendersene cura, è come prendersi cura di se stessi in modo altruistico. Lavorare la terra

      bene rende felici. Garantito! Chiunque coltivi, anche per la prima volta, non solo godrà dei

      frutti del proprio impegno, ma potrà anche riappropriarsi appieno del saper «fare da sé». Un
      grande  esperto  dell’autosufficienza,  quale  è  stato  John  Seymour,  diceva:  «Essere

      autosufficienti significa ottenere un migliore tenore di vita, per un alimento fresco e buono,

      coltivato organicamente, per una buona vita in un ambiente piacevole, per la salute del corpo e
      la  pace  nell’animo  che  derivano  da  una  dura  attività  all’aria  aperta  e  per  la  soddisfazione

      provata nello svolgere bene e con successo un lavoro difficile e complicato». Credo che in

      una società che ha dimenticato da dove viene il cibo, tornare a imparare i gesti semplici come
      coltivare la terra sia fondamentale per non perdere completamente il legame che ci lega al

      senso della vita e delle cose concrete.





      La rivoluzione dell’orto parte dalla città e dalla Rete


      Come dicevo, si sta facendo strada un cambiamento epocale, una rivoluzione lenta, al ritmo

      delle  stagioni:  la  rivoluzione  dell’orto.  È  iniziata  nel  cuore  delle  città  per  arrivare  in

      campagna.  In  tanti  hanno  imbracciato  la  zappa  per  partecipare  a  un  passaggio  storico
      importante: il ritorno alla terra. Nel mondo sono molti gli esempi di orti «rivoluzionari»: si

      parte  da  Detroit,  dove  il  fallimento  dell’industria  automobilistica  si  è  trasformato  in

      un’opportunità  per  gli  ex  operai  che  hanno  dato  una  svolta  alle  proprie  vite  con  le  Urban
      farms;  si  passa  per  i  quartieri  depressi  di  New  York,  il  Queens  e  il  Bronx,  con  i  loro

      Community gardens, che danno lavoro ai giovani emarginati; per i Jardins partegés parigini,
      veri e propri modelli virtuosi di cittadinanza; per gli orti comunitari nati dal basso a Milano,
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