Page 152 - Avarizia
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di Molfetta, che considera la zona di Bisceglie un personale feudo
elettorale.
Le suore firmano ogni delibera, ogni contratto. Permettono che lo
scempio si compia davanti ai loro occhi. Com’è possibile che prima
dell’arrivo dei magistrati nessuno se ne fosse accorto? “L’unico
comune denominatore immutabile negli anni è stato il silenzio,”
spiegano gli ufficiali che dal 2012 hanno lavorato attraverso analisi
finanziarie e intercettazioni sui bilanci oscuri della casa di cura.
“Grazie al complice silenzio di tutti, a ogni livello, si è alimentato e
instaurato un vero e proprio ‘grumo di potere’ che ha imperato
sull’ospedale. Niente ha squarciato il velo di omertà sull’ente
religioso dove vent’anni fa lavoravano ancora ben oltre tremila
persone, somigliante più a una cassaforte che a un ente di natura
caritatevole.”
Fino al 1998 le suore avevano accumulato illecitamente su alcuni
conti dello Ior e del Banco di Roma titoli e contanti per 55 miliardi di
lire, ma nessuno ha mai denunciato irregolarità o stranezze. Un
documento manoscritto trovato nei cassetti della congregazione e
presentato diciassette anni fa all’assemblea delle religiose spiegava
che erano a disposizione 7,7 miliardi di lire per le pensioni delle
suore, titoli per 2,7 miliardi, mentre allo Ior, oltre a qualche milione
in marchi tedeschi, franchi svizzeri, dollari canadesi e americani,
erano conservati altri 36,5 miliardi di lire italiane. Conti gestiti per
anni dal commendatore Lorenzo Leone, vicepresidente della Casa
della divina provvidenza dal 1972 al 1994: licenziato dopo l’arrivo
della nomina del primo commissario apostolico, in una missiva
autografa chiarì che le suore disponevano in Vaticano in totale di un
conto di oltre 60 miliardi di lire, “dal quale attingere i fondi per
finanziare la costruzione dell’Opera in Paraná”.
Il sospetto è che il tesoro delle monache sia stato accumulato
attingendo direttamente alle casse dell’ente, stornando miliardi dai
rimborsi statali ricevuti a fronte delle prestazioni sanitarie per i
malati. Una montagna di soldi che invece di rimanere nelle casse
dell’ospedale a disposizione dei suoi creditori (in primis l’erario
italiano) era stata invece nascosta al torrione Niccolò V. Non è tutto:
oltre al conto “ufficiale”, allo Ior è stato trovato un altro conto da
27,5 milioni di euro intestato a una fantomatica Casa di procura
Istituto suore ancelle della divina provvidenza, altro ente fondato