Page 153 - Avarizia
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dalla congregazione nel 1999. Un organismo fittizio, secondo gli
inquirenti, costituito e poi usato solo allo scopo di occultare le
ricchezze delle suore allo Stato italiano e agli altri creditori.
Ma come facevano le suore e alcuni dei loro manager a far
scomparire il denaro fin dai primi anni settanta? I magistrati stanno
ancora indagando. Ma alcuni anni fa, nell’ambito di un altro
procedimento penale contro il commendatore Leone, iniziato nel
1995 e conclusosi a causa della sua morte avvenuta tre anni dopo,
l’allora vicaria generale della congregazione, suor Grazia Santoro,
rilasciò una dichiarazione illuminante. “Ho visto varie e svariate
volte il Pappolla [definito dalla suora come il braccio destro di
Leone] prendere una massa di soldi in contanti e su disposizione del
Leone Lorenzo, anche in mia presenza, inserirli in diverse scatole di
scarpe e preparati per la consegna a qualcuno. Le scatole erano
messe in macchina del Leone, che l’indomani si recava a Roma dove
aveva contatti permanenti presso lo Ior. A Roma ci andava con la
Croma, prima con una Mercedes. Il Leone gode di enormi ricchezze,
ingiustificate per il fatto che lui ha sempre detto di non percepire
alcun compenso dalla Casa.”
È un fatto che allo Ior il dominus del manicomio, grande amico di
monsignor Donato De Bonis, gestisca non solo i conti delle suore, ma
anche uno intestato direttamente a lui. Una circostanza avvalorata
dal vecchio autista del vicepresidente: “Varie volte ho effettuato
versamenti di denaro su ordine del Leone sui conti intestati al di lui
nipote Procacci Leone Pasquale per varie centinaia di milioni. I soldi
me li dava Leone nel suo ufficio,” spiegò al pm Domenico Seccia che
indagava già allora per riciclaggio, appropriazione indebita e
malversazione.
Il commendatore è morto nel 1998, con conseguente estinzione
del procedimento penale a suo carico, ma anche i suoi parenti
uscirono indenni dall’inchiesta, visto che i reati ipotizzati vennero
prescritti definitivamente dal tribunale di Trani nel 2003. Eppure i
sospetti che la sconfinata ricchezza di Leone fosse frutto delle
ruberie ai danni dell’ospedale restano intatti: un altro conto allo Ior
intestato direttamente al manager è arrivato a toccare i 16 miliardi
di lire, soldi che sono rimasti al torrione anche dopo il suo decesso.
Oggi superano gli 8,3 milioni di euro, e sono intestati ai nipoti
Lorenzo e Pasquale Leone Procacci, che li hanno ereditati dalla