Page 93 - Pigmenti
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zone vulcaniche italiane. Il primo uso come pigmento è identificato in pitture rupestri del
            VI-VII sec. in Afganistan; l’uso si è diffuso verso ovest in miniature persiane e bizantine.
            Metodi di preparazione del pigmento sono stati elaborati in Europa, tra il 1300 e il 1400,
            periodo che corrisponde al suo maggiore impiego
            per le vesti del Cristo e della Madonna; oltre ad essere costoso aveva un valore simbolico,
            in relazione con quanto è divino, sacro. Il nome blu oltremare deriva dal fatto che il lapislazzuli veniva estratto
            principalmente in Oriente e dai porti del vicino oriente (Siria, Palestina, Egitto) arrivava in Europa; da qui Oltremare,
            nome che questi territori avevano in epoca medievale
            Il più antico uso conosciuto di questo pigmento risale a VI - VII secolo nei dipinti dei templi afghani vicini al più noto
            giacimento di lapislazzuli. L'uso di questa pietra è documentato in dipinti cinesi del X e XI secolo, in India nei dipinti
            murali dell'XI, XII e XVII secolo, nei manoscritti illuminati anglosassoni e normanni scritti dopo il 1100. Pur avendo
            un'ottima resistenza alla luce e alle basi, il pigmento viene facilmente scolorito dagli acidi. Per questo motivo era
            utilizzato negli affreschi solo a secco, cioè applicato in miscela con dei leganti sull'intonaco asciutto. È stato a lungo
            considerato il blu per antonomasia e, in virtù anche del suo costo, uno dei colori più ricchi e preziosi, spesso associato
            al rosso porpora e all'oro, in particolare nell'iconografia della Madonna. Gli artisti europei lo usavano con parsimonia
            sostituendolo quando possibile con un altro pigmento, più economico, l'azzurrite. Sino all'introduzione della pittura ad
            olio era considerato "blasfemo" mischiare questo colore ad altri. Sul finire del XVII e nel XVIII secolo a causa di una
            carenza di azzurrite ci fu una forte richiesta di pigmento blu. Nel 1814 Tassaert osservò la formazione spontanea di un
            composto blu, simile, se non identico, al blu oltremare in una fornace per la produzione di calce a Saint-Gobain, cosa
            che spinse a trovare un metodo di produzione artificiale del prezioso pigmento. Tali processi di produzione furono
            ideati indipendentemente da Jean Baptiste Guimet nel 1826 e da Christian Gmelin, divenuto poi professore di chimica a
            Tubinga, nel 1828. Mentre Guimet mantenne il suo procedimento segreto, Gmelin lo pubblicò permettendo così la
            nascita dell'industria dell'oltremare artificiale. Il pigmento ha un'ottima resistenza alla luce, al calore e agli alcali,
            mentre viene attaccato dagli acidi, anche deboli, con sviluppo di acido solfidrico e scomparsa del colore. Oltre i 400 °C
            può decomporre liberando biossido di zolfo.
            Un metodo per riconoscere se era stato sofisticato con azzurrite era quello di infuocarlo, se il pezzo diventava nero e
            restava tale dopo raffreddamento era azzurrite (per riscaldamento in aria il carbonato di rame si ossida a  CuO nero) , se
            per raffreddamento ritornava blu era oltremare.





























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