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                             GLI ANTENATI DEL GATTO


                             CON GLI STIVALI





          Da 850 anni un gatto con gli stivali cammina nel duomo di Otranto. È uno dei tanti

          misteri legati al grande e incredibile mosaico di questa cattedrale, realizzato dal
          monaco Pantaleo. È uno strano gatto calzato quello che si trova fra i tanti animali
          fantastici dell’opera che ricopre l’intero pavimento della grande chiesa romanica. Il
          Gatto con gli stivali, la famosa favola scritta dal francese Charles Perrault nel 1695,
          non è stato dunque il primo a portare le calzature. Aveva un antenato. E questa storia
          misteriosa, sulla quale si sono cimentati molti studiosi, suscita ancora oggi molta
          curiosità.

              Il professore Carl Arnold Willemsen, nel suo libro L’enigma di Otranto
          (Congedo editore, Galatina, 1986), afferma che il gatto del mosaico è sicuramente un
          predecessore del Gatto con gli stivali, anche se c’è un salto di quasi 530 anni fra il
          monaco e lo scrittore francese che non conosceva la Puglia. Ma Willemsen ricorda
          anche che un altro scrittore prima di Charles Perrault aveva trattato l’argomento:
          Giovanni Francesco Straparola, nato in Lombardia alla fine del Quattrocento, nelle

          sue novelle Le piacevoli notti, pubblicate a Venezia nel 1550, dà vita alla prima
          versione della famosa storia. Il titolo è Costantino Fortunato, fortunato proprio
          come il figlio del mugnaio del suo successore francese che, grazie all’intraprendente
          gatto avuto in eredità dal padre, riesce a diventare il marchese di Carabàs e a
          sposare la figlia del re. Per di più le storie dello Straparola vennero tradotte in
          francese e quindi potrebbero essere state una fonte per Charles Perrault. Una tesi
          confermata anche da un’altra studiosa, Maria Teresa Lezzi, che nella sua tesi di

          dottorato discussa nel 1999 alla Sorbona dal titolo Il mosaico pavimentale della
          cattedrale di Otranto, aggiunge perfino un secondo antenato al gatto della favola:
          quello della novella Gagliuso contenuta nel Cunto de li cunti pubblicato nel 1634
          dal napoletano Giovan Battista Basile. Insomma, il gatto con gli stivali più che
          francese sarebbe originario dell’Italia meridionale, anche perché Charles Perrault
          avrebbe potuto avere molti contatti pugliesi o partenopei alla corte di Versailles

          dove erano numerosi gli artisti o i cantanti lirici napoletani, compresa una nipote del
          Basile che, proprio come cantante, aveva vissuto alla corte del re Sole.
              E non è finita qui: gatti furbi che si rivelano una vera e propria fortuna per i loro
          padroni appaiono in altre culture lontane: nei miti popolari scandinavi, in una storia
          norvegese, in un racconto bretone… L’unico mistero che rimane tale è che nel gatto
          calzato dal quale siamo partiti gli stivali sono sulle due zampe anteriori invece che
          su quelle posteriori, come è consuetudine in tutte le immagini della celebre novella,

          perché il micio possa stare in piedi. Ma il mosaico del monaco Pantaleo è popolato
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