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CHANG, IL CINESE
C’era una volta, tanto tempo fa… Questa è la storia di un gatto
assai furbo e anche un po’ mascalzone, che si chiamava Chang, nome piuttosto
comune in Cina, Paese dove questa antichissima leggenda viene tramandata e viene
considerata vera. Eccola, riportata più o meno come viene comunemente raccontata
ai bambini cinesi. Tanto, tanto, ma proprio tantissimo tempo fa cani e gatti vivevano
insieme e in perfetta armonia. Un giorno la divinità alla quale era stato affidato il
loro villaggio li chiamò a sé e gli disse: «Vedete quella piccola isola laggiù nel
mare, dove il firmamento sembra formare un tutt’uno con le acque?
Dovete sapere che quell’isola è speciale, perché vi è sepolto un tesoro. Chi di
voi lo troverà e me lo porterà, riceverà una grande ricompensa. E chi vincerà potrà
trascorrere tutti gli anni della sua vita fra agi e ricchezze».
Il cane, di cui non conosciamo il nome, e il gatto, dopo aver ascoltato con
attenzione le parole del dio, si avviarono veloci e decisi verso l’isola. Ma fin
dall’inizio dell’impresa per Chang si presentò una gran difficoltà: non sapeva
nuotare e, come è noto, i felini hanno un rapporto tutt’altro che facile con l’acqua.
Così era anche per Chang, che non osò affrontare il mare. Il cane invece attraversò lo
stretto che lo separava dall’isola senza alcun indugio. Cercò il tesoro, lo trovò e fece
ritorno a terra con la stessa facilità. Ma era un cane di piccola taglia, un “cagnolino”
tutt’altro che forte, e la distanza da percorrere a nuoto era stata lunga. Per questo,
quando finalmente arrivò alla spiaggia, era così stremato che decise di sdraiarsi
sulla morbida sabbia corallina e fare un sonnellino.
Cosa ne era stato nel frattempo del gatto che non sapeva nuotare? Si era tenuto
nascosto e aveva osservato tutto attentamente. Così si avvicinò guardingo al cane
addormentato e con cautela gli sfilò il tesoro da sotto il corpo. Poi velocemente
portò il bottino alla divinità.
Il dio non ebbe il minimo sospetto sul modo in cui il gatto aveva ottenuto il
tesoro e lo lodò dicendogli: «Ottimo lavoro, gattino! Ti sei meritato la ricompensa
che vi avevo promesso. D’ora in poi vivrai tra le comodità insieme agli uomini e
dormirai su morbide stuoie!». Aveva appena finito di parlare, quand’ecco che
comparve il cane. Non aveva più un tesoro da portare al dio, e costui, credendo che
fosse stato indolente, ordinò: «Tu, cane, d’ora in avanti vivrai all’aperto, in preda
agli elementi e ti nutrirai di immondizie!».
E sarebbe proprio per questo lontanissimo episodio che i gatti vivono
comodamente nelle case, mentre i cani devono stare fuori e sopportare il vento e le
intemperie.
Sempre secondo la storia cinese, è anche per colpa di Chang, che non fa proprio
onore alla sua razza e non ci fa una bella figura, che cani e gatti da allora non si