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SIAM, DALL’ORIENTE IN
AMERICA
Un po’ come il suo predecessore, il gatto sacro di Birmania, fino alla fine
dell’Ottocento anche il siamese si poteva ammirare solo in Thailandia. In Occidente
questa razza, oggi molto diffusa, con il pelo color nocciola, il muso e le zampe più
scure e gli occhi celeste intenso, non era ancora conosciuta. Anche per questo motivo
è stata chiamata Siam (secondo l’antico nome del Paese di origine): si tratta di una
micia viaggiatrice che alla fine dell’Ottocento è riuscita ad arrivare dall’altra parte
del mondo.
La prima “ambasciatrice” dei siamesi, infatti, attraversò l’Atlantico nel 1878,
quando un diplomatico che era stato a lungo a Bangkok, David B. Sickels, decise di
spedire un esemplare di questa razza a Lucy Hayes, moglie dell’allora presidente
americano Rutherford B. Hayes.
La nostra coraggiosa Siam intraprese un viaggio lunghissimo. Dapprima via
terra, da Bangkok a Hong Kong, chiusa nella sua gabbietta, e poi in nave fino a San
Francisco. E una volta sbarcata sul suolo americano le sue peripezie non erano
finiro: dovette, infatti, attraversare buona parte del territorio statunitense in direzione
di Washington, per arrivare finalmente alla Casa Bianca all’inizio del 1879, tutta
raggomitolata in uno scatolone delle spedizioni Wells Fargo.
Per fortuna c’era Lucy Hayes ad accoglierla. La first lady si innamorò
immediatamente di questa dolce gattina dagli occhi incredibili e l’aspetto esotico. E
fu proprio lei a battezzarla Siam. La micia, secondo le cronache dell’epoca, adorava
correre su e giù per le scale della residenza presidenziale, e prese perfino
l’abitudine di comparire durante le cerimonie ufficiali, fra l’ammirazione di tutti gli
illustri ospiti della presidentessa americana. Purtroppo, però, la sua vita alla Casa
Bianca non fu lunga: era arrivata all’inizio del 1879 e alla fine di quello stesso anno
si ammalò, forse per il clima così diverso o perché provata dal lungo viaggio. Per
curarla si mosse perfino il medico personale del presidente, J.H. Baxter, che
l’assistette ventiquattro ore su ventiquattro.
Ma non ci fu nulla da fare: la gattina morì e l’intero staff della Casa Bianca la
pianse, perché Siam aveva conquistato tutti i cuori di Washington. Una leggenda
narra perfino che il maggiordomo presidenziale, Billy Crump, abbia spedito il corpo
al ministero dell’Agricoltura perché venisse conservato: nessuno, però, l’ha mai più
visto. Ma mentre Siam affrontava il suo periglioso viaggio verso l’America, un altro
siamese, in questo caso dal nome sconosciuto, aveva fatto una lunga traversata per
sbarcare in Europa: le cronache raccontano, infatti, che un siamese fu visto per la
prima volta al Cat Show di Londra nel 1871.