Page 26 - 101 storie di gatti
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                             MUEZZA, LA FAVORITA DI


                             MAOMETTO





          Protagonista di questa storia famosissima è Muezza, la gattina del profeta

          Maometto: l’autore del Corano, infatti, adorava così tanto i felini da permettere loro
          addirittura di entrare nelle moschee.
              Nella vita del profeta si racconta che Muezza amava fare i pisolini pomeridiani
          accanto a lui, o per meglio dire, tra le sue braccia.
              Un giorno, mentre ronfava profondamente accovacciata sulla manica del suo
          padrone, Maometto fu chiamato a pregare: non sapendo come fare per non svegliarla,
          prese un coltello e tagliò l’angolo della veste dove la gatta stava dormendo. Quando

          fece ritorno dalla moschea, Muezza, avendo compreso la gentilezza del gesto, gli
          andò incontro e gli si inchinò davanti facendosi accarezzare tre volte lungo la
          schiena. Il profeta sarebbe stato talmente lieto di quell’accoglienza che decise di
          premiare con dei doni lei e tutti i gatti: le famose “sette vite”, grazie all’intuito
          nell’avvertire i pericoli, alla capacità di atterrare sempre sui polpastrelli delle
          zampe in modo da non farsi male anche cadendo da grandi altezze (solo più tardi si

          scoprirà che questa capacità è legata all’apparato uditivo dei felini), e infine alla
          possibilità di andare in Paradiso. Tre doni, tanti quanti erano state le carezze sul
          dorso fatte da Maometto, che hanno dato origine anche a una disputa numerica: c’è
          chi sostiene, infatti, che le vite dei gatti sono nove, proprio perché un multiplo di tre,
          ovvero tre vite in dono ogni carezza ricevuta. Chissà… E le storie su queste famose
          tre carezze non finiscono qui. Secondo un’altra leggenda le dita del profeta
          avrebbero lasciato un segno anche materiale sul dorso della gattina: delle sottili

          strisce nere o marroni dove era passata la mano del profeta. Piccole striature più
          tardi definite dagli specialisti come colorazione Tabby, un pelo dal fondo grigio con
          strisce nere o marroni, appartenuto anche agli antenati dei gatti africani.
              Ma questa fortunatissima gattina avrebbe anche salvato la vite del profeta.
          Un’altra leggenda narra che un giorno nella manica di Maometto si intrufolò un
          serpente velenoso: il profeta, però, che si rifiutava di far del male a qualsiasi essere

          vivente, non osò ucciderlo. Per fortuna intervenne lei e non appena il serpente uscì
          dalla manica, Muezza lo uccise. I due, gattina e profeta, erano talmente legati che
          perfino durante i sermoni Maometto teneva la sua Muezza acciambellata in grembo
          come segno di affetto e di grande stima: stima per lei e tutti i gatti a venire, perché i
          doni del profeta, se le cose sono andate realmente così, hanno fatto la fortuna di tutto
          l’universo felino.
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