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MUEZZA, LA FAVORITA DI
MAOMETTO
Protagonista di questa storia famosissima è Muezza, la gattina del profeta
Maometto: l’autore del Corano, infatti, adorava così tanto i felini da permettere loro
addirittura di entrare nelle moschee.
Nella vita del profeta si racconta che Muezza amava fare i pisolini pomeridiani
accanto a lui, o per meglio dire, tra le sue braccia.
Un giorno, mentre ronfava profondamente accovacciata sulla manica del suo
padrone, Maometto fu chiamato a pregare: non sapendo come fare per non svegliarla,
prese un coltello e tagliò l’angolo della veste dove la gatta stava dormendo. Quando
fece ritorno dalla moschea, Muezza, avendo compreso la gentilezza del gesto, gli
andò incontro e gli si inchinò davanti facendosi accarezzare tre volte lungo la
schiena. Il profeta sarebbe stato talmente lieto di quell’accoglienza che decise di
premiare con dei doni lei e tutti i gatti: le famose “sette vite”, grazie all’intuito
nell’avvertire i pericoli, alla capacità di atterrare sempre sui polpastrelli delle
zampe in modo da non farsi male anche cadendo da grandi altezze (solo più tardi si
scoprirà che questa capacità è legata all’apparato uditivo dei felini), e infine alla
possibilità di andare in Paradiso. Tre doni, tanti quanti erano state le carezze sul
dorso fatte da Maometto, che hanno dato origine anche a una disputa numerica: c’è
chi sostiene, infatti, che le vite dei gatti sono nove, proprio perché un multiplo di tre,
ovvero tre vite in dono ogni carezza ricevuta. Chissà… E le storie su queste famose
tre carezze non finiscono qui. Secondo un’altra leggenda le dita del profeta
avrebbero lasciato un segno anche materiale sul dorso della gattina: delle sottili
strisce nere o marroni dove era passata la mano del profeta. Piccole striature più
tardi definite dagli specialisti come colorazione Tabby, un pelo dal fondo grigio con
strisce nere o marroni, appartenuto anche agli antenati dei gatti africani.
Ma questa fortunatissima gattina avrebbe anche salvato la vite del profeta.
Un’altra leggenda narra che un giorno nella manica di Maometto si intrufolò un
serpente velenoso: il profeta, però, che si rifiutava di far del male a qualsiasi essere
vivente, non osò ucciderlo. Per fortuna intervenne lei e non appena il serpente uscì
dalla manica, Muezza lo uccise. I due, gattina e profeta, erano talmente legati che
perfino durante i sermoni Maometto teneva la sua Muezza acciambellata in grembo
come segno di affetto e di grande stima: stima per lei e tutti i gatti a venire, perché i
doni del profeta, se le cose sono andate realmente così, hanno fatto la fortuna di tutto
l’universo felino.