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SAPHIR, DA ISTANBUL A
PARIGI
Un bel pelo bianco, due grandi occhi celesti. Questa è Saphir, un meraviglioso
gatto d’angora dal manto soffice e leggero, originario della Turchia (dicono che il
termine “angora” derivi da Ankara), che nei primi decenni del Seicento lasciò a
bocca aperta gli europei. Saphir arrivò da Istanbul, dopo un lungo viaggio in nave
fino alla Francia e poi via terra fino a Parigi. Ma, nonostante le peripezie e i lunghi
giorni costretta al chiuso senza poter correre, Saphir dimostrò di aver superato bene
la prova: incantò prima i francesi, poi gli italiani, e portò in regalo al vecchio
continente un’affascinante leggenda del suo paese. I turchi credono, infatti, che alcuni
gatti, come quelli d’angora, siano “gatti del desiderio”: hanno il potere di far
avverare i desideri che gli vengono sussurrati all’orecchio dalle persone che essi più
amano.
I francesi ci misero un po’ a credere a questa leggenda, ma ammirarono subito
quel gatto dal pelo bianchissimo e gli occhi color dello zaffiro (la pietra della quale
porta il nome) e si innamorarono perdutamente della sua vivacità e dei suoi modi
seducenti. Saphir approdò in Francia grazie a una ricca famiglia di diplomatici che
con lei riportò anche un esemplare maschio, in modo che potesse riprodursi.
Nonostante fosse abituata alla vivacità di Istanbul, Saphir si adattò facilmente alla
vita domestica: la casa dove stava era grande, aveva con chi giocare. Certo ogni
tanto ripensava alle scale e alle rovine della sua città natale, dove quelli come lei
scorrazzano liberamente per i vicoli e i negozi del gran bazar, rimediando sempre
qualcosa da mangiare.
A Parigi, invece, la misero a dieta. Stava diventando troppo grassa e non era più
agile come prima. Ma fosse stato per Saphir avrebbe gustato di tutto, come per le
strade di Istanbul, e molto volentieri. Un piccolo problema, questo della gola, che ha
lasciato ai suoi discendenti nati in Europa. Come lei, infatti, tutti i gatti d’angora
sono di buon appetito e rischiano costantemente di ingrassare: vanno perciò tenuti un
po’ sotto controllo, soprattutto perché sono di ossatura minuta.
Saphir ebbe dei figli, belli e bianchissimi come lei. La famiglia che l’aveva
portata a Parigi dette i gattini alle famiglie più nobili e ricche e due sue discendenti
finirono addirittura a corte: la regina Maria Antonietta aveva perso la testa e il cuore
per quelle dolci e allegre gattine dal pelo morbidissimo, tanto che, quando scoppiò
la rivoluzione, le mandò in America per salvarle, affidandole a un uomo di sua
fiducia che stava per imbarcarsi. Ma lei, come sappiamo, non le raggiunse mai.
E c’è stata anche una disputa sul suo colore: più di tre secoli dopo, infatti, si aprì
una lunga discussione fra esperti. Alla fine, nel 1970, si decise che solo i gatti con il