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STELLINA E IL ROSPO
GILIBERTO
Tiziana e Giuseppe mancavano da tempo dalla loro casa di Campodimare.
Aspettavano la nascita dei gemelli, che non volevano saperne di uscire dal grembo
della madre. La gravidanza era stata molto difficile, il tempo sembrava non passare
mai, i piccoli stavano bene, ma la futura mamma, a letto da alcuni mesi, soffriva e
ogni giorno diventava sempre più impaziente. Il giovane marito continuava il suo
lavoro con apprensione e un po’ di preoccupazione per quella lunga attesa. Stellina,
la loro gatta amatissima, saltellava dal divano alle poltrone, passava dal davanzale
della finestra alla “sua” sedia in cucina. Era molto nervosa la gatta bianca e rossa,
per tutti i mesi della gravidanza non era mai uscita, andava solo sul terrazzo e subito
ritornava in camera da letto a fare compagnia a Tiziana. In quella casa tutti
contavano i giorni. E finalmente arrivò quello tanto atteso: Ludovica e Edoardo
erano nati, sani e bellissimi. Dopo tre giorni di ospedale arrivarono tutti a casa.
Anche Stellina era contenta ed emozionata e per guardare i piccoli nelle culle saltava
di continuo sul fasciatoio. Se uno dei bimbi piangeva, si precipitava dalla madre per
avvisarla. Con i gemelli in casa i giorni scorrevano felici, ma a Stellina mancava
qualcosa: il suo amico di sempre, il rospo Giliberto. Era ancora cucciola quando
conobbe il grosso rospo che si nascondeva sotto la fontana nel giardino della casa al
mare. Tutti i fine settimana si incontravano, erano anni che giocavano insieme.
Quando lo vide per la prima vota a Stellina venne quasi un colpo: era un rospo
gigante, assai incuriosito da quella bestiolina a quattro zampe. Giliberto era il re
indiscusso del giardino e non era contento di dividere il suo territorio con altri.
Stellina lo scrutò a lungo per capire chi fosse poi si avvicinò molto lentamente per
coglierne l’odore. Dopo un po’ il rospo, stanco di essere oggetto di tanto interesse,
forse minaccioso, gli sputò sul muso la sua saliva appiccicosa. Stellina fuggì
impaurita, offesa e anche un po’ schifata. Per lungo tempo non si avvicinò: si
limitava a guardarlo da lontano, incuriosita e attratta da quel goffo animale. Ci volle
un’intera estate per farli diventare amici. Tiziana osservava la gatta e con Giuseppe
cercava di capirne il comportamento: era come se fosse innamorata del rospo, lo
leccava, lo toccava e lui, apparentemente burbero, gli si avvicinava come per
accarezzarla. Forse la gatta, con le sue effusioni sperava che Giliberto si
trasformasse in un principe, un bel gatto con grandi occhi gialli con cui condividere
l’esistenza! Qualche mese dopo la nascita di Edoardo e Ludovica arrivò l’estate e
l’intera famiglia partì per il mare: tutti in macchina, anche la gatta, dentro il suo
trasportino, e via verso Campodimare. La gioia era tanta, dopo mesi d’ansia e lavoro