Page 175 - 101 storie di gatti
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raccontavo buffe storie di altri gatti. Ridevamo, facevamo l’amore ed eravamo felici.
A un certo punto, però, le differenze sociali e culturali cominciarono a minare
l’idillio quasi perfetto che eravamo riusciti a creare. Io ero costretta a cercare il
cibo ovunque e a conquistarmelo lottando con altri pretendenti, mentre Gigolò aveva
pasti quotidiani e gratuiti tutti i giorni. Lui dormiva in un luogo sicuro e al riparo da
ogni intemperie, mentre per me la ricerca di un giaciglio notturno era una questione
di vita o di morte. Non riusciva a capire i miei problemi e quindi non era in grado di
aiutarmi. Il tempo a disposizione da passare insieme diminuiva di pari passo con la
mia fame (ero dimagrita un bel po’), mentre le altre gattine, sempre in agguato, lo
corteggiavano quando io non c’ero. I pettegolezzi, su quelle presunte scappatelle,
invadevano le chiacchierate di quartiere ma, Gigolò, nella sua imperturbabile
eleganza, negava puntualmente ogni cosa.
Come potete facilmente immaginare, tutti quei sospetti, quelle voci sulla nostra
storia e quella differenza di livello sociale, fecero sì che, lentamente, il nostro amore
si sciogliesse come neve al sole.
Gigolò è andato via da qui, insieme al musicista, almeno due anni fa, e molti di
quei gattini che potete incontrare nel quartiere sono i figli delle sue avventure.
Quando qualcuno mi ha spiegato cosa significa, nel linguaggio degli umani, quel
nome, ho immediatamente capito tutto. Tuttavia non porto con me alcun rancore, di
lui mi è rimasto solo un indimenticabile ricordo e mi sembra già una fortuna: vivere
anche un breve momento di vera e intensa felicità non è facile, soprattutto in un
mondo così ingiusto.