Page 172 - 101 storie di gatti
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                             ROMEO, IL GATTO


                             DELL’ONOREVOLE






          Sette anni fa, dopo la morte dell’amato Camillo, un gattone di dodici chili dal pelo

          lungo e vellutato color argento, la famiglia di Maurizio decise di prendere un nuovo
          micetto. Contattarono una signora, grande amante dei gatti, che aveva da poco avuto
          una splendida cucciolata dalla sua micia. Dopo aver raccolto informazioni sul
          carattere dei componenti della famiglia, la signora scelse fra gli otto cuccioli quello
          più adatto. Fu così che un giorno questo strano esserino varcò la porta della casa.
          Era piccolo, spennacchiato, secco e con lunghe zampe, con orecchie troppo grandi

          per la sua testolina e un po’ stortignaccolo. Non era molto bello ma dopo pochi
          minuti di convivenza Maurizio capì che quello era il gattino perfetto per loro. Era
          temerario, socievole, buffo, affettuoso e tremendamente curioso. Si abituò dopo soli
          due giorni alla sua coinquilina Nuvola, una splendida e dolcissima gatta a pelo lungo
          che viveva lì da ormai sette anni. E allo stesso modo socializzò con Pollicina, una
          micia piccola e tozza direttamente importata dalla Tunisia, che entrò a far parte della

          famiglia un anno più tardi. Romeo (fu chiamato così) divenne in poco tempo il capo
          banda e scelse come spalla Pollicina, mettendo in riga e maltrattando la povera
          Nuvola. Solo con gli ospiti era dolcissimo. Ad ogni suono di campanello era pronto
          a dare il benvenuto ad amici e sconosciuti con fusa, moine e miagolii vari. Nessuno
          poteva varcare la porta di quella casa senza prima aver reso omaggi a sua maestà
          Romeo.
              Ma non sono ammesse distrazioni! Impossibile resistere a una porta di ingresso

          accostata senza provare l’ebbrezza di una fuga improvvisa per le scale del palazzo,
          per poi rientrare a testa alta come per dire: «Visto come sono stato coraggioso?».
          Ma un cucciolo, si sa, ha bisogno di mille attenzioni. Per Romeo era impensabile
          rispettare la passione dei padroni e degli ospiti per il gioco delle carte senza salire
          puntualmente sul tavolo a disturbare, pretendendo di essere accarezzato e prendere
          parte al gioco. E quando le luci venivano spente, dove pensate che se ne andasse a

          dormire il piccolo Romeo, nella sua cuccia? Neanche per sogno! Era sua abitudine
          salire sul lettone, svegliare i padroni e con un dolce tocco della zampina chiedere
          che gli venisse sollevata la coperta per infilarsi sotto le lenzuola al calduccio.
              Ma la notte è lunga e qualche volta Romeo era desideroso di esperienze
          emozionanti capaci di interrompere il sonno dell’intera famiglia. Capitava così di
          trovarlo il mattino seguente su mensole o armadi, fiero delle sue doti di scalatore,
          oppure lo si coglieva in flagrante a inseguire e picchiare le due malcapitate gattine

          per ricordare loro chi fosse il boss indiscusso (magari alle sei del mattino). Ma
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