Page 177 - 101 storie di gatti
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ciotola improvvisata. Acqua, cibo e carezze a volontà mi costrinsero, gioco forza, a

          rimanere per un lungo periodo in quella casa. Quei due ragazzi erano veramente
          gentili e affettuosi, e in breve tempo diventai la principale attrazione della casa,
          soprattutto delle feste che si organizzavano di tanto in tanto.
              Durante la giornata potevo sonnecchiare ovunque, anche sui divani bianchi, nel
          loro letto, sul pianoforte o dentro la vasca da bagno. Spuntavano libri, dischi in
          vinile, quotidiani ovunque. Per un gatto poeta, filosofo, giramondo come me non ci

          poteva essere niente di meglio che respirare tutta quella euforia culturale.
          Comprarono, addirittura, una confortevole cuccia per l’esterno dove potevo vivere
          lunghi momenti di privacy. Era una vita da nababbi, con tutte le comodità e i piaceri.
          Dopo un po’ presero a chiamarmi Bukowski e lì per lì non ci diedi molto peso.
          Contenti loro, pensai. Le giornate scorrevano gradevolmente senza grandi scossoni.
          Certo, mi mancavano le strampalate serate passate in compagnia degli amici di
          strada e di belle gattine intraprendenti a cui declamare versi improvvisati, ma quel

          soggiorno di intenso relax sembrava prevedere un futuro di vecchiaia inebriante. Mai
          dire mai! Un gatto, anche se cialtrone come me, è pur sempre un gatto! E così, un
          giorno, quasi per caso, riuscii a rompere la pigrizia borghese che si era impadronita
          della mia anima, e risposi al richiamo ancestrale provocato dal fuggevole passaggio
          di una favolosa siamese, eccentrica e un po’ hippie. Le miagolai strani versi che mi
          sgorgavano dal cuore e la seguii senza indugio. Il nostro amore durò lo spazio di

          qualche folle notte, straordinaria e magica. Ci siamo nascosti al mondo e col mondo
          abbiamo brindato per quella breve e intensa felicità. La luna e le stelle come uniche
          testimoni dell’irriverente estasi.
              Quando la storia d’amore finì, senza troppe complicazioni, nella bella e
          accogliente casa dei due ragazzi non ho mai più fatto ritorno. Ci ho ragionato sulla
          questione, non lo nego, ma alla fine ho capito che avrei fatto un torto a tutti, e questo
          non mi è parso giusto. Probabilmente si saranno disperati o avranno pensato al

          peggio e questo pensiero per un attimo mi ha rattristato, ma un poeta libero e
          maledetto come me, così abituato alla sfrenata danza della vita, non si può
          addomesticare. Sono sicuro che, dopo tanti anni, mi pensano e amano sempre e
          avranno capito, anche se a malincuore, la mia repentina fuga, altrimenti perché
          affibbiarmi quel nome che ancora mi accompagna?
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