Page 184 - 101 storie di gatti
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MARTA E TETÈ
Era un caldo pomeriggio di maggio. La bellissima Tetè, dal lucido
manto nero e gli occhi verdi illuminati da pagliuzze dorate, stazionava al sole sul
davanzale della finestra della cucina. Guardava di sotto: aveva localizzato da dove
arrivava quel miagolio insistente che la infastidiva da almeno venti minuti.
Improvvisamente quella richiesta di aiuto si fermò e contemporaneamente Tetè corse
verso la porta di ingresso. Il suo amatissimo padrone aveva depositato sul tappeto
del salone il minuscolo proprietario del lungo e incessante miagolio: era una gattina
di tre colori.
Tetè si avvicinò e dopo aver dato una rapida odorata all’intrusa, le soffiò con
tutto il fiato che aveva in corpo e, offesa, si accovacciò lontana da lei. Marta, così si
decise di chiamarla, da quel momento entrò a far parte della famiglia, senza che Tetè
le rivolgesse mai un piccolo segno di curiosa amicizia. Hanno convissuto così per
dieci lunghi anni. Tetè non l’accettò mai e non mancava di assestarle, a tradimento,
una zampata per avere invaso il suo campo.
Dormivano dentro due ceste lontane, mangiavano in ciotole diverse e anche
l’acqua doveva essere in versata recipienti diversi: praticamente erano separati in
casa. Tetè chiedeva sempre più attenzioni e pretendeva coccole che prima non
sembravano interessarle più di tanto.
Un giorno la cameriera di casa si accorse che Tetè aveva difficoltà a bere e non
riusciva neppure a mangiare, pur tentando goffamente di prendere il cibo dalla sua
ciotola. Fu subito portata dal veterinario e la diagnosi fu terribile: aveva un tumore
alla lingua. La notizia colse tutti impreparati. La famiglia cominciò a nutrirla con il
contagocce e a somministrarle le medicine che, purtroppo, non avrebbero risolto
nulla. E lei si faceva fare di tutto, pur di vivere ancora grazie all’amore dei suoi cari.
Ma tra Marta e Tetè accadde quello che non era accaduto per anni. Lo stesso
giorno che il veterinario emise quella terribile sentenza, per la prima volta Marta si
accovacciò timidamente nella grande cesta di Tetè, e Tetè la lasciò fare. Per cinque
giorni consecutivi dormirono nella stessa cesta. E una sera, l’ultima, Marta la leccò
tutta: Tetè l’accolse, poi si addormentò per sempre.