Page 187 - 101 storie di gatti
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PIETRO, CONVINTO DI
ESSERE UN POLLO
Nella casa di campagna di Marta, a Senigallia, nelle Marche, ormai c’erano pochi
animali. Niente più pecore e maiali: solo un bel pollaio con tante galline e due galli
a ricordare la grande fattoria che era una volta. I campi erano ancora ben coltivati, il
frutteto e l’orto davano quanto necessario, e dagli ulivi si ricavava un buonissimo
olio.
Così le attenzioni della signora, che aveva trasformato la vecchia casa dei
contadini nella sua residenza estiva, si concentravano tutte sul pollaio e sulle galline,
delle quali andava molto orgogliosa. Le curava, le faceva uscire dal recinto nel
pomeriggio per una passeggiatina serale, e poi le rinchiudeva nel loro grande spazio
per la notte. Fino a che un bel giorno, o perché si era perduto fra i campi, o perché
abbandonato nelle vicinanze, a casa di Marta arrivò un gattino bianco e nero, piccolo
e intraprendente: di andare via proprio non ne voleva sapere. Era estate e la signora
decise di tenerlo, pensando a come avrebbe potuto fare una volta arrivato l’inverno,
quando lei tornava in città. E l’unica cosa che la terrorizzava un po’ era proprio il
rapporto del micio con i galli e le galline: temeva che li avrebbe inseguiti, che ci
sarebbero state delle baruffe.
Ma un giorno, mentre cercava Pietro, così l’aveva chiamato, si accorse che si era
tranquillamente infilato nel pollaio e covava le uova. Marta osservò il quadretto,
sorrise, e aspettò per vedere cosa sarebbe accaduto nei giorni seguenti. Ebbene,
Pietro sembrava proprio convinto di essere anche lui un pollo: quando le galline,
dopo aver deposto le uova, le lasciavano sulla paglia, ecco che arrivava il gatto a
sostituirle. “Non sono più certa che sappia di essere un gatto”, pensò a un certo
momento Marta. “Non si comporta proprio come un felino. Sta sempre nel pollaio e
gioca con i polli come fosse uno di loro e non un animale predatore”.
I giorni passavano e Pietro non solo continuava a covare le uova, ma si anche
occupava come poteva dei pulcini. E una volta che una gallina depose delle uova
fuori del pollaio, Pietro arrivò immediatamente per covarle: per tre giorni non si
mosse mai dalla sua postazione, convinto di fare la cosa giusta, e che il suo compito
fosse proprio quello. Si allontanava solo per mangiare e schiacciare un pisolino, poi
tornava subito a occuparsi delle sue uova. Purtroppo, però, passavano i giorni e non
succedeva nulla: allora Pietro tornò alle attività di sempre, ma come vedeva qualche
uovo appena deposto, iniziava di nuovo a covare. “Sembra quasi dispiaciuto che non
succeda nulla”, pensò ancora tra sé Marta. “Evidentemente è proprio convinto di
essere un pollo”.