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                             LA GATTA DEGLI ELEFANTI





                             Era il 2001 e da qualche settimana girava un allarme sui siti

          internet delle grandi associazioni animaliste: vicino a Rimini in Romagna s’era
          attendato un circo il cui proprietario aveva deciso di far sopprimere una delle

          elefantesse indiane poiché litigava con le altre e, con la sua aggressività, aveva
          messo a rischio lo svolgimento dello spettacolo. Lo scaltro circense sapeva che
          minacciando la morte di Baby, così si chiamava la giovane femmina di elefante
          indiano, avrebbe ottenuto due risultati: far parlare di sé e del suo circo e ottenere che
          qualche associazione zoofila si prendesse cura dell’animale. Purtroppo dall’Italia
          non giungeva nessun segnale d’interessamento. Ma per fortuna Lugano, che aveva già
          accolto un altro elefante, decise di adottare Baby.
              Gli elefanti dei circhi trascorrono la maggior parte della loro vita chiusi e

          incatenati dentro enormi camion; quando vengono condotti nel tendone per
          l’addestramento, non ricevono un trattamento migliore. Erano diverse settimane che
          Baby non veniva liberata dalle catene, sulle zampe aveva profonde piaghe che si
          provocava tirando nel vano tentativo di liberarsi, quando vedeva gli altri elefanti
          scendere, il suo camion era buio e sporco e nessuno ci entrava volentieri, solo Zora

          si avvicinava nel silenzio della notte. Zora era la gatta della moglie russa del
          proprietario del circo, una donna piccola e molto bella che si esibiva al trapezio: era
          la donna volante. Lei pensava, diversamente dal marito, che fosse più corretto dal
          punto di vista etico e morale, che l’uomo dovesse stupire e dare spettacolo con le
          sue capacità, senza dover sottomettere e schiavizzare gli animali.
              La giovane russa viveva in una grande casa mobile che viaggiava con il circo, e
          Zora era l’assoluta regina di quello spazio dal quale usciva solo di notte quando, non

          vista, poteva visitare gli altri animali meno fortunati di lei, come per scusarsi del suo
          privilegio davanti a tanta sofferenza. Le ultime notti, però, erano state davvero
          strazianti: i lamenti di Baby erano continui e Zora aveva sentito in casa il circense
          dire alla moglie: «Se non vengono a prenderla domani come concordato, la faccio
          abbattere». La giovane russa non gli rispose, guardò Zora che stava accoccolata sulle
          sue gambe e sperò in cuor suo che la mobilitazione di cui aveva avuto notizie in rete,

          giungesse presto al risultato sperato.
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