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ALISEO, IL GATTO
DELL’AUTOPARCO
Non è vero quello che dice Brunetta sugli impiegati pubblici fannulloni, molti
lavorano tanto e alcuni ancora più degli altri. Non è facile né rilassante fare l’autista
del sindaco di una grande metropoli soprattutto se si abita lontano dall’autoparco e
la casa del primo cittadino e il municipio sono dall’altra parte della città… Quella
mattina Edoardo arrivò al lavoro molto presto, alle nove il sindaco doveva essere
all’anci per discutere dei tagli fatti ai comuni dalla finanziaria del governo. Non
erano neanche le sette quando salì per uscire sulla rampa dell’autoparco con la
Lancia Thema di rappresentanza; l’auto doveva essere sempre perfetta, lucida fuori e
profumata dentro; veniva usata come un secondo ufficio, con il sindaco c’era sempre
qualche collaboratore, e al rientro in autoparco l’autista doveva passare
l’aspirapolvere, dare una lavata ai vetri e una bella lucidata alla carrozzeria. Questo
poteva accadere anche a notte fonda.
Era luglio e il sole era già alto, ma non faceva molto caldo perché soffiava il
maestrale. Salendo in prima sulla rampa dell’autoparco con la mente ai venti degli
emisferi boreali, Edoardo vide vicino al pilastro del cancello qualcosa che si
muoveva. Fermò la macchina sul limite del passo carrabile e scese: si trovò di fronte
un cucciolo di gatto siamese bellissimo, biondo, con il muso, le zampe e la coda
marrone scuro e gli occhi azzurri. Il gattino si fece subito prendere, era pulito e
profumato, era evidente che proveniva da una casa.
In pochi istanti Edoardo si rese conto di aver bloccato molti colleghi, dovevano
entrare e uscire per prendere servizio e l’auto del sindaco ferma all’ingresso non
permetteva il transito a nessuno.
Ci sono delle circostanze nella vita in cui capisci subito di esserti cacciato in un
grosso guaio: Edoardo lo capì immediatamente; era tardi, aveva un piccolo gatto in
mano che non poteva portare con sé, e ovviamente non trovò, tra i colleghi, nessuno
disposto ad aiutarlo.
Pensò che quel grosso garage con auto in continuo movimento fosse troppo
pericoloso per il gattino che, collegandolo ai suoi precedenti pensieri, decise di
chiamare Aliseo! Avviandosi verso la casa del sindaco cominciò a pensare a una
possibile soluzione, mentre guidava con il gattino accoccolato dentro la borsa del
pranzo. Giunto a destinazione, con qualche minuto di anticipo, prese la borsa piano
piano per non svegliare Aliseo, la depose nel bagagliaio e chiuse, pensando che non
faceva ancora caldo: il sindaco sarebbe stato molte ore nella sede dell’ANCI e lui
nel frattempo avrebbe fatto un po’ di telefonate per sistemare il micio.