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IL GATTO GODZILLA
Mi chiamo Luca, di professione disegno cartoni animati. Quando
mi regalarono un piccolo gatto con un pelo irsuto e completamente nero, decisi di
chiamarlo Godzilla, come uno dei miei super eroi animati. Ma allora non
immaginavo che quel nome si sarebbe rivelato così adatto. Non avevo mai avuto
gatti e i neri in particolare non mi garbavano. Ho ereditato da mio padre la passione
per la caccia, e quando i miei cani inseguivano un gatto, che prontamente si dava alla
fuga e si arrampicava su un albero, mi sentivo soddisfatto di loro. Prima di pentirmi
amaramente per questo mio comportamento, pensavo che i gatti fossero privi di
carattere e incapaci di stabilire un rapporto personale.
Ma poi, nelle lunghe ore passate al tavolo da disegno, imparai ad amare il mio
piccolo Godzilla, che con il tempo divenne anche una mia grande fonte di
ispirazione. Al punto che pensai di renderlo protagonista delle mie storie: il piccolo
Godzilla contro il Supertopo Cheese, oppure Godzilla alla caccia dell’elefante… e
così via; un po’ sognavo e un po’ provavo a disegnare, finché non decisi di portarlo
nella mia casa di campagna perché in quella di Treviso il micio era sempre solo.
Ero un po’ preoccupato però, perché il piccolo capanno di caccia nel quale mi
rifugiavo era circondato da un terreno recintato abbastanza grande dove vivevano di
solito i miei quattro cani da caccia. Non riuscivo a immaginare cosa sarebbe potuto
succedere quando sarebbe apparso il Nero. Arrivai, scesi dalla macchina e i cani mi
corsero subito incontro: avevano sentito il gatto, che per fortuna era chiuso nel suo
trasportino: Il nero li guardava uno per uno con lo sguardo fiero e coraggioso. Entrai
nel capanno e lo liberai. I cani volevano entrare, decisi a quel punto di fare entrare il
capo branco Arno: i due si guardarono senza alcun timore, si avvicinarono e il cane
iniziò a leccarlo, intenerito dal cucciolo. Più tranquillo, dopo un po’ feci entrare gli
altri tre, lasciando per ultima Lilla, la segugia.
Dopo poco, l’atmosfera dentro il capanno era diventata serena, il nuovo arrivato,
incuriosito, visitava quel luogo nuovo e familiarizzava con i quattro. A un certo
punto Godzilla si avventurò nel vasto giardino e mentre ispezionava l’area, la
segugia cercò di aggredirlo: lui, però, prontamente si arrampicò su una quercia per
poi decidere di scendere e affrontarla. Alzò il pelo nero e agitò le unghie affilate. Da
quel momento tutti compresero che Nero era un gatto di carattere e disprezzava il
pericolo. All’inizio andavo con il gatto su e giù tra la campagna e la città, ma quando
iniziò il bel tempo, al momento di ritornare in città, Nero non si faceva trovare, con
un balzo scavalcava la recinzione e andava nel bosco a nascondersi.
Capii allora che era giusto lasciarlo lì, libero di scorrazzare nel verde. Un giorno
attraversando il bosco incontrò un istrice: non ne aveva mai visto uno, non