Page 119 - 101 storie di gatti
P. 119

66.



                             PIGI CHE SOSTITUIVA IL


                             CITOFONO






          Molti dicono che le grandi periferie delle città sono tutte uguali, e forse è anche

          vero, palazzoni un attaccato all’altro, con i muri talmente sottili da poter ascoltare i
          discorsi dei vicini, con l’ascensore e i citofoni sempre rotti. Ci sentivamo un po’ più
          fortunati degli altri perché, in quel grande complesso di case popolari, il nostro
          palazzo era l’ultimo e quindi dal nostro terrazzino si vedeva la campagna, tagliata
          dalla ferrovia che correva parallela all’autostrada. Un’altra delle nostre piccole
          fortune era il nostro vicino che ci regalava un silenzio meraviglioso: era un uomo

          molto anziano che viveva solo con un grosso gatto tigrato. Mario, così si chiamava il
          vecchio, aveva fatto l’operario in un’acciaieria, aveva lavorato all’altoforno dove si
          era consumato il corpo e la salute, non aveva famiglia, solo una sorella con dei
          nipoti che non andavano mai a trovarlo. Da quella casa veniva solo silenzio e
          qualche miagolio che noi interpretavamo come una richiesta di cibo… ma non era
          così.

              Ogni tanto il gatto veniva a trovarci: dal suo terrazzino saltava nel nostro e
          indisturbato faceva un giro per la casa; il suo anziano papà lo chiamava Pigi e noi ci
          eravamo accorti che il gatto passava molte ore sul terrazzino guardando la strada e il
          portone. Il citofono della casa del vecchio non suonava mai, ma se raramente
          accadeva l’uomo non apriva lo stesso, non solo perché era sordo e quindi non lo
          sentiva, ma anche perché non voleva nessuno a casa sua. Salivano da lui solo il
          garzone dell’alimentari, al quale ordinava la spesa per telefono e il medico della

          mutua per qualche raro controllo. Quei miagolii che avevamo scambiato per richiesta
          di cibo erano invece i segnali che Pigi mandava al suo vecchio insieme a delle
          piccole zampate e a delle corsette verso la porta per avvisarlo che era il momento di
          aprire. Il gatto riconosceva il garzone e il medico dal balcone e così sostituiva il
          citofono. Noi non andiamo mai in ferie in agosto, ovunque c’è folla mentre la città è
          così bella, in ufficio si lavora molto meno e quando partiamo in settembre, ci sembra

          di andare in ferie un’altra volta. Si avvicinava ferragosto, faceva molto caldo e
          purtroppo nei nostri palazzoni saltava spesso la luce… troppi condizionatori accesi!
          Tornammo a casa nel tardo pomeriggio, niente ascensore, le scale al buio, un caldo
          infernale… ancora senza corrente.
              Appena aprimmo la porta del terrazzino del soggiorno si affacciò Pigi, ma non
          entrò come al solito, rimase a guardarci e cominciò a miagolare ripetutamente: gli
          offrimmo del cibo e del latte, ma lui non toccò nulla e continuò a miagolare davanti

          alla porta d’ingresso. Quando tornò la corrente sentivano insistente il suono del
   114   115   116   117   118   119   120   121   122   123   124