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PIGI CHE SOSTITUIVA IL
CITOFONO
Molti dicono che le grandi periferie delle città sono tutte uguali, e forse è anche
vero, palazzoni un attaccato all’altro, con i muri talmente sottili da poter ascoltare i
discorsi dei vicini, con l’ascensore e i citofoni sempre rotti. Ci sentivamo un po’ più
fortunati degli altri perché, in quel grande complesso di case popolari, il nostro
palazzo era l’ultimo e quindi dal nostro terrazzino si vedeva la campagna, tagliata
dalla ferrovia che correva parallela all’autostrada. Un’altra delle nostre piccole
fortune era il nostro vicino che ci regalava un silenzio meraviglioso: era un uomo
molto anziano che viveva solo con un grosso gatto tigrato. Mario, così si chiamava il
vecchio, aveva fatto l’operario in un’acciaieria, aveva lavorato all’altoforno dove si
era consumato il corpo e la salute, non aveva famiglia, solo una sorella con dei
nipoti che non andavano mai a trovarlo. Da quella casa veniva solo silenzio e
qualche miagolio che noi interpretavamo come una richiesta di cibo… ma non era
così.
Ogni tanto il gatto veniva a trovarci: dal suo terrazzino saltava nel nostro e
indisturbato faceva un giro per la casa; il suo anziano papà lo chiamava Pigi e noi ci
eravamo accorti che il gatto passava molte ore sul terrazzino guardando la strada e il
portone. Il citofono della casa del vecchio non suonava mai, ma se raramente
accadeva l’uomo non apriva lo stesso, non solo perché era sordo e quindi non lo
sentiva, ma anche perché non voleva nessuno a casa sua. Salivano da lui solo il
garzone dell’alimentari, al quale ordinava la spesa per telefono e il medico della
mutua per qualche raro controllo. Quei miagolii che avevamo scambiato per richiesta
di cibo erano invece i segnali che Pigi mandava al suo vecchio insieme a delle
piccole zampate e a delle corsette verso la porta per avvisarlo che era il momento di
aprire. Il gatto riconosceva il garzone e il medico dal balcone e così sostituiva il
citofono. Noi non andiamo mai in ferie in agosto, ovunque c’è folla mentre la città è
così bella, in ufficio si lavora molto meno e quando partiamo in settembre, ci sembra
di andare in ferie un’altra volta. Si avvicinava ferragosto, faceva molto caldo e
purtroppo nei nostri palazzoni saltava spesso la luce… troppi condizionatori accesi!
Tornammo a casa nel tardo pomeriggio, niente ascensore, le scale al buio, un caldo
infernale… ancora senza corrente.
Appena aprimmo la porta del terrazzino del soggiorno si affacciò Pigi, ma non
entrò come al solito, rimase a guardarci e cominciò a miagolare ripetutamente: gli
offrimmo del cibo e del latte, ma lui non toccò nulla e continuò a miagolare davanti
alla porta d’ingresso. Quando tornò la corrente sentivano insistente il suono del