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LA GATTA CICCIA CHE
LECCA LE LACRIME
Ciccia era stata raccolta per strada, già adulta, mentre girava intorno a un
cassonetto piangendo e miagolando in modo straziante; Lucia, che era scesa per la
passeggiata con i cani, capì subito che lì dentro erano stati buttati i suoi cuccioli da
qualcuno che meritava la stessa sorte. Li cercò tra le buste di rifiuti, ma era troppo
tardi: erano morti tutti. Da mamma, quale anche lei era, comprese lo strazio di quella
gatta e le vennero in mente tutte le mamme del mondo: le pecore, le scrofe, le mucche
che si vedono strappare i figli per farli finire nel piatto di qualcuno.
Quando la gatta salì in casa in braccio a Lucia si trovò un esercito di gatti da
fronteggiare. Lei rimase indifferente sotto al mobile della cucina a scrutare quella
nuova vita così diversa da quella che aveva vissuto fino a pochi attimi prima.
Quando i bambini tornarono da scuola, la micia fece capolino attratta dalle voci
squillanti di quei cuccioli di uomo. La figlia di Lucia la vide e le andò subito
incontro: dopo il racconto della madre, vedendola così paffutella, decise di
chiamarla Ciccia. La gatta Ciccia divenne presto socievole e sostituì i suoi cuccioli
con quelli di Lucia: li seguiva, li guardava giocare e soprattutto li consolava. Ogni
volta che qualche bambino piangeva, lei lo raggiungeva, gli si avvicinava piano
piano e con le zampette si appoggiava al suo petto o alla sua spalla e gli leccava le
lacrime finché il piccolo non si calmava. Sembrava che gli dicesse: «Basta piangere,
ora ci sono qui io a consolarti. Non ti potrà succedere nulla, stai tranquillo, con le
mie coccole tutto passerà». I bambini di Lucia si abituarono ben presto a essere
confortati da Ciccia, al punto che loro stessi gli dicevano «Ciccia, dammi una
leccatina sul viso e asciugami le lacrime». Quando sentivano che arrivava il
momento della strillata, giravano subito per casa alla ricerca di Ciccia e delle sue
coccole. Sappiamo bene che nessuno piange più di un neonato. E quando nel
pomeriggio di tanti anni fa venne in visita un’amica di Lucia con il suo piccolo
appena nato, la gatta Ciccia si incuriosì moltissimo, perché non aveva mai visto un
neonato. Sentiva degli strani versi provenire da quella bizzarra cesta con le ruote e
fece di tutto per salire sulla libreria e guardare dall’alto quell’esserino. Le due
amiche conversavano davanti a una tazza di tè, quando all’improvviso il neonato si
mise a piangere: ben prima che la mamma facesse in tempo a sollevare il piccolo,
dalla libreria la gatta Ciccia si era già intrufolata nella carrozzina per leccare le
lacrime anche a lui. L’ospite pensò che la gatta avesse spaventato il bambino, ma
Lucia le spiegò che “mamma Ciccia” non resisteva al pianto e alle lacrime, lei era
nata per consolare.