Page 114 - 101 storie di gatti
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                             LA GATTA CICCIA CHE


                             LECCA LE LACRIME






          Ciccia era stata raccolta per strada, già adulta, mentre girava intorno a un

          cassonetto piangendo e miagolando in modo straziante; Lucia, che era scesa per la
          passeggiata con i cani, capì subito che lì dentro erano stati buttati i suoi cuccioli da
          qualcuno che meritava la stessa sorte. Li cercò tra le buste di rifiuti, ma era troppo
          tardi: erano morti tutti. Da mamma, quale anche lei era, comprese lo strazio di quella
          gatta e le vennero in mente tutte le mamme del mondo: le pecore, le scrofe, le mucche
          che si vedono strappare i figli per farli finire nel piatto di qualcuno.

              Quando la gatta salì in casa in braccio a Lucia si trovò un esercito di gatti da
          fronteggiare. Lei rimase indifferente sotto al mobile della cucina a scrutare quella
          nuova vita così diversa da quella che aveva vissuto fino a pochi attimi prima.
          Quando i bambini tornarono da scuola, la micia fece capolino attratta dalle voci
          squillanti di quei cuccioli di uomo. La figlia di Lucia la vide e le andò subito
          incontro: dopo il racconto della madre, vedendola così paffutella, decise di

          chiamarla Ciccia. La gatta Ciccia divenne presto socievole e sostituì i suoi cuccioli
          con quelli di Lucia: li seguiva, li guardava giocare e soprattutto li consolava. Ogni
          volta che qualche bambino piangeva, lei lo raggiungeva, gli si avvicinava piano
          piano e con le zampette si appoggiava al suo petto o alla sua spalla e gli leccava le
          lacrime finché il piccolo non si calmava. Sembrava che gli dicesse: «Basta piangere,
          ora ci sono qui io a consolarti. Non ti potrà succedere nulla, stai tranquillo, con le
          mie coccole tutto passerà». I bambini di Lucia si abituarono ben presto a essere

          confortati da Ciccia, al punto che loro stessi gli dicevano «Ciccia, dammi una
          leccatina sul viso e asciugami le lacrime». Quando sentivano che arrivava il
          momento della strillata, giravano subito per casa alla ricerca di Ciccia e delle sue
          coccole. Sappiamo bene che nessuno piange più di un neonato. E quando nel
          pomeriggio di tanti anni fa venne in visita un’amica di Lucia con il suo piccolo
          appena nato, la gatta Ciccia si incuriosì moltissimo, perché non aveva mai visto un

          neonato. Sentiva degli strani versi provenire da quella bizzarra cesta con le ruote e
          fece di tutto per salire sulla libreria e guardare dall’alto quell’esserino. Le due
          amiche conversavano davanti a una tazza di tè, quando all’improvviso il neonato si
          mise a piangere: ben prima che la mamma facesse in tempo a sollevare il piccolo,
          dalla libreria la gatta Ciccia si era già intrufolata nella carrozzina per leccare le
          lacrime anche a lui. L’ospite pensò che la gatta avesse spaventato il bambino, ma
          Lucia le spiegò che “mamma Ciccia” non resisteva al pianto e alle lacrime, lei era

          nata per consolare.
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