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casa quella sera. Quando Giovanna usciva dal lavoro faceva sempre la stessa strada:
attraversava il centro storico di Firenze, passando per piazza della Signoria.
Conosceva tutto di quel percorso, sapeva in anticipo cosa e chi avrebbe incontrato
ad ogni angolo, ogni tanto passava qualcuno con un cane al guinzaglio, ma mai aveva
visto dei gatti lungo quella strada. Quel giorno stava camminando veloce, in testa
solo Lupo, finché non lo vide: era lì, sulle scalette di una piccola chiesa sempre
chiusa e deserta. Si guardarono negli occhi per un lungo istante, poi lei lo chiamò
con un nodo alla gola. Lui le rispose con uno sguardo intenso e appena lei si mosse
per andargli incontro con un balzo passò dietro una colonna e scomparve. Lei fece
rapidamente mente locale: mai aveva visto gatti in quel luogo e quello era proprio
Lupo… sì Lupo era venuto a salutarla. Quella mattina era morto sotto una macchina e
il fattore lo aveva detto al senatore che ovviamente la amava troppo per vederla
soffrire, ma Lupo non poteva lasciarla così senza un saluto. Lei arrivò a casa
sconvolta e in lacrime, appena aprì la porta il senatore le venne incontro, la guardò
negli occhi, pianse anche lui, si abbracciarono in silenzio. Quando Giovanna fu in
grado di parlare gli raccontò dell’incontro sulle scale della chiesa, era certa che lui
avrebbe capito… Lupo non poteva morire così, aveva solo concluso la sua prima
vita e ora vagava nell’universo decidendo dove, come e quando incontrare
nuovamente i suoi genitori umani.
Negli anni successivi lo videro spesso, durante una vacanza in Puglia, addirittura
in Costa Rica e non molto tempo fa a Nepi sul lungo lago. Erano incontri brevi ma
intensi: lui li guardava negli occhi, gli comunicava il suo amore per loro e la sua
passione per la vita. Sembrava quasi che dicesse loro: «Sono solo alla seconda delle
mie vite, ne ho ancora tante davanti a me e non ho nessuna intenzione di trascorrerle
senza di voi».