Page 9 - A spasso con Bob
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periodo  ero  piuttosto  fiero  dei  miei  ultimi  tesori  ripescati  dalla  pattumiera  –  un

          parchimetro rotto e un vecchio manichino con un cappello da cowboy – che avevo
          sistemato  in  bella  vista  in  due  angoli  della  stanza  principale.  Un  conoscente  era
          venuto a trovarmi e mi aveva detto che, per certi versi, la mia casa gli ricordava il

          romanzo di Dickens, La bottega dell’antiquario.
             Appena  il  micio  prese  confidenza  con  il  nuovo  ambiente,  si  diresse
          immediatamente in cucina. Evidentemente era il luogo che gli interessava di più.
             Tirai fuori dal frigo la bottiglia del latte, gliene versai un po’ in una scodella e lo
          allungai  con  dell’acqua.  A  differenza  di  quanto  tutti  credono,  il  latte  non  va

          benissimo per i gatti adulti, generalmente intolleranti al lattosio. Il mio nuovo ospite
          svuotò la ciotola alla velocità della luce. Mi ricordai che avevo ancora un avanzo di
          tonno che mescolai a qualche biscotto sbriciolato, preparando una sorta di pappa che

          il mio nuovo ospite divorò in meno che non si dica. «Povero micio, avevi proprio
          una gran fame», gli sussurrai provando una struggente tenerezza.
             Dopo  tutto  il  tempo  trascorso  al  freddo  e  al  buio,  il  mio  appartamento  doveva
          essergli sembrato un hotel a cinque stelle perché sembrava veramente contento di
          trovarsi lì; con passo felpato si trasferì in soggiorno e si acciambellò sul pavimento,

          vicino al calorifero.
             Senza staccargli gli occhi di dosso, mi accomodai sul divano in preda a un leggero
          stato d’ansia perché il mio nuovo amico zoppicava e, presumibilmente, doveva avere

          qualche problema agli arti. Mi trasferii sul pavimento accanto a lui e lo esaminai con
          attenzione finché scoprii una grossa piaga dietro la zampina posteriore sinistra. La
          ferita era netta, da morso.
             Probabilmente  era  stato  attaccato  da  un  cane  o  da  una  volpe  che  gli  aveva
          conficcato  le  zanne  nella  carne  senza  mollare  la  presa  mentre  lui  cercava  di

          scappare. Aveva anche un bel po’ di tagli sul muso, più o meno nella zona degli
          occhi, e altri sulla gola e sulle zampe. Lo presi in braccio e andai in bagno dove lo
          depositai delicatamente sul fondo della vasca. Gli sterilizzai la ferita e vi applicai

          una pomata a base di vaselina. Di solito i gatti fanno il diavolo a quattro quando li
          sottoponi a un simile trattamento, ma lui si lasciò medicare senza opporre resistenza.
             Trascorse  buona  parte  della  giornata  acciambellato  in  quello  che  ormai  era
          diventato il suo posto preferito, vicino al calorifero; di tanto in tanto gironzolava per
          l’appartamento,  saltando  sui  mobili  e  facendosi  le  unghie  su  tutto  quello  che  gli

          capitava a tiro. Sebbene all’inizio l’avesse ignorato, adesso il manichino nell’angolo
          esercitava su di lui una sorta di attrazione fatale. Per quanto mi riguardava, poteva
          giocare e divertirsi come più gli pareva e piaceva, tanto in casa non c’era nulla di

          prezioso da considerarsi off limits!
             Sicuramente  il  mio  giovanotto  aveva  in  corpo  un  sacco  di  energia  repressa.
          Quando  a  un  certo  punto  mi  avvicinai  per  accarezzarlo,  fece  un  balzo  come  per
          attaccarmi, poi iniziò a soffiare e a graffiare come un pazzo. Per poco non mi ferì la
          mano.
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