Page 59 - Vita di Lionardo Vigo
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E i suoi tempi                    1 1 7


          partire.  e  lettere  ad  altri  se  morto  per i  funeral i ,   etc.  Ma  essendo
          la  mia  malattia  puramente  di  aria,  non  appena  uscii  dalla  pes­
          sima  atmosfera  di  Palermo  e  cominciai  a  respirare  la  salubre  aria
          de'  monti,  gettai  tutte  le  medicine,  mi  cibai  da  sano,  e  giunsi  a
          casa  scheletro,  ma  senza  il  menomo  i n comodo;  mio  padre  mi
          raccolse  nelle  sue  braccia  con le lagrirrìe  d i   contento,  gli alrri  mi
          mostrarono  una faccia  i n d efinibile ma  io già avea  messo  la barba
          e  li  conoscea  intus et in cute,  la vivifica  aria  di  Ballo  mi  riconso­
          lidò.  come  tante  alrre  volte.
             In  Palermo  non  io  d i m  enti c ava  Aci ,   né  l'Accademia,  e  per  la
          stessa  dettai  un  ragionamento  impostomi  per  la  tornata  di  carne­
          vale  sul  vino,  la  filosofia  e  l'ignoranza:  argomen t o  da  ubbriachi
          ignoranti!  Ragonisi  ch'era  segretario  di  quella  società  me  ne  sol­
          lecitava,  ed  io  adempii  al  loro volere,  e  q u i   ricordo  questo  farro
          per  far  conoscere  fin  dove si  elevavano  le  loro  teste,  e  perché  se
          mai  esiste  copia  di  q u ella  mia  cantafera,  di  cui  non  ricordo  più
          iota,  fosse  p i etosamente  bruciata.
             Ero  in  Palermo  e  vivea  in Aci,  ivi era l'Unica  per me,  cioé agli
          occhi  miei;  e  dopo  pochi  mesi  il  Costarell i   m  ' avvisava  essersi
          legata  coi  sacri vincoli a  ben nato signore.
             Fui per morirne, e  non seppi dolermi d i   essa. la sua volontà era
          in  mano  del  padre,  della  madre;  la  estimai  vittima,  e  continuai
          ad  amarla  più  d i   prima,  e  di  pari  afferro  l ' amo  e  la  venero  an­
          corché  posi  o r amai  fra  gli angioli e  Maria Vergine.
             Per me fu somma sventura non averla avuto  in consorte,  poiché
          con  la  sua saviezza avrebbe farro p r �sperare me  e  casa  mia,  e  f e r­
          mato  i  miei  bollenti  spiriti.  D  i o  non volle  per  serbarmi  a  giorni
          di  prova  tremenda,  e  per  continuare  la s u ccession  de'  miei  mali
           tutti,  o  nella  massima  parte  venutim  i   dalle  figlie  di  Eva,  come
          vedrà chi continuerà a  leggere  queste  mie  con f essioni.
             E  tornato  in Aci  la  trovai  moglie,  ci  vedemmo,  ebbi  il  dolcis­
          simo  martirio  di  darle  il  braccio  per  una  mezz'ora;  favellammo
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