Page 61 - Vita di Lionardo Vigo
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E i suoi tempi                   1 1 9

           sionata  ad  un  tempo,  la  zia  Giuseppa  era  già  sotto  i l   portone;
           raggiunsi  la  nonna  al  pianerottolo  della  scala,  la  calmai,  la  f e ci
           tornare  nel  suo  appartamento,  f e ci  risali r e  la  zia,  visirai  la  casa,
           v'erano  poche  fessure,  non  pericolo ,   e  corsi  dalle  zie  e  dagli  altri
           parenti.  La luna era p i ena,  la temperatura elevata,' di colpo si velò
           di  una  nebulosità  come  nell'eclissi.  Nessuno  de'  miei  avea  sof­
           f e rto,  più d'un palagio erasi  guasto  in  città;  ma  l'Unica? . . .
             I d dio  a  calmarmi  me  l ' o ff erse  agli  occhi  n e l   p i a n o   del
           D  u omo tra  la gente  accalcatasi ove era meno  il pericolo.  e  poiché
           mi  allegrai  della  sua  i n columità  e  del  marito  e  del  figlio  neo­
           nato.  tornai  a  casa  mia  con  l'anima  tranquilla.  Ma  ancora  vivea
           nell'incertezza  per  mio  padre  e  per  gli  zii  suoi  fratelli;  un  cor­
           riere  all'alba  mi  assicurava  della  loro  salute.  esso  con  una  lettera
           li  visi t ò  tutti,  ché  turri  erano  in  villa,  e  mi  riferì  solranto  il  ca­
           sino  di  mio  padre  essere sfesso e  quasi  diruto.
             Quel tremuoto  mi  eccitò e  detto  fatto  scrissi  una prosa tra lo
           storico  e  i l   poetico,  insomma  ermafrodita  per qunado  basca,  che
           intitolai  Notte.  La  scampai  con  l'aiuto  di  onze  d u e  p r estatemi
           dalla zia Giuseppa,  la  quale  poi  maritata se ne ricordò  un  decen­
           nio  dopo,  e  le  volle  restituite;  ten t ai  vendere  le  copie  della  mia
           Notte,  pochissimi  ne  comprarono,  il  prezzo  m  i   fu  rubato  da  chi
           le vendeva,  e  vi  guadagnai  solo  un  poco  d i   fumo e  il debito  con
           la zia,  e  questo  fu  il  mio primo  l u cro  nella carriera  leneraria.
             Quella  Notte era  anonima,  ma  chi  ignorava  esser  mia?  I  gior­
           nali  lo  dissero  a  chi  non  sapeva,  e  primi  quelli  di  Messina;  io  ne
           ebbi elogi e congratulazioni, ma  non  un consiglio salutare.
             Nell'andare  e  ven i r e  dalla  stamperia  del  Ragonisi,  passava  di­
           nanzi  il  negozio  di  un  cerai u olo  magro,  p i ccolo,  bruno.  q u asi
           stecchito,  dagli  occhierri  piccin i   e  vivaci,  abiti  netti  all'antica,
           canna  e  codino;  costui  mi  colmava  di  gentilezze,  e,  facendomi
           sedere  da  lui  man �   mano  mi  pregò  di  correggergli  e  porgli  al
           netto  uno o  d u e  volumi di suoi  M.S. s u ll'istoria di Aci; era costui
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