Page 71 - Odi e Inni
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III
mai più!» Così dice sommessa,
ma udita: da lei chi lontano?
non vista... Oh! vedetela! è dessa
che brilla su l’ermo vulcano,
che il cielo coi fulmini accende,
che rode all’abisso i pilastri,
che mugge nei mari, che pende
lassù taciturna dagli astri...
Lasciate alla Morte la guerra!
Voi, dite su l’umile terra:
«S’io pur fui cattivo, sii buono
tu dunque! perdono!»
Lasciate alla Morte la messe
degli uomini! O popolo umano,
nei campi che il fato ti elesse,
tu mieti pensoso il tuo grano!
Non sangue, non lagrime! Il sangue
lasciatelo nelle sue vene!
Schiudete la carcere esangue,
sciogliete le ignave catene!
Lasciate la morte alla Morte!
Voi stando su l’orride porte
gridate: «Tu sei ció ch’io sono!
fratello, io perdono!»
Astro del fato, cometa
ch’erri nell’ombra inquieta
cercando la fragile terra,
astro, l’arrivi, e pur, muto,
senti che n’esce l’acuto
bramire degli uomini in guerra:
passi in un attimo, o face
dell’infinito; sei lunge;
quando nei ceruli spazi
ti giunge
l’ululo d’odi non sazi: poi... pace!
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