Page 70 - Odi e Inni
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cessò di tremare per via?
nell’umile donna che ancora...
l’aspettano i figli col pane?
nei bimbi... destàti all’aurora
da suon di mortai, di campane,
da grida di festa?... Chi spira,
fratelli, a quel pianto, a quell’ira
quel grido sì fievole e forte?
Fratelli, la Morte.
È fremito pallido e grave
sì come il sussurro soletto
di suora che mormori l’Avemaria
presso un tacito letto;
è romba d’ignote campane
che cullano il mondo che dorme,
lontane nell’aria e sì piane
che appena vi lasciano l’orme;
un impazïente nitrito
che trema nel cielo infinito;
un urlo improvviso alle porte,
la voce tua, Morte!
Ella, o da presso ci parli
col rodìo lieve de’ tarli
notturni, o col bronzo dal cielo,
dice: «O mortali! mortali!
ch’al ventilare dell’ali
mie, rabbrividite di gelo:
ciò che un istante in me tace,
tace per sempre. In cammino
per la caligine sola,
Caino,
tu non l’udrai la parola
di pace
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