Page 40 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
P. 40
sola, chiudendosi la porta alle spalle e tutto ad un tratto me la trovai davanti. Era
così piccola e fragile nell’abituccio nero da lutto, col volto pallido e senza trucco,
così diversa dalle fotografie dove appare severa e imponente, che lì per lì credetti
trattarsi di una dama di corte. «Good morning» dissi, «how do you do?» Subito
dopo rimasi senza fiato: colei che avevo salutato con tanta familiarità era
l’irraggiungibile imperatrice della Persia. Tentai qualche parola di scusa, mi
ricordai che dovevo farle un profondissimo inchino. Soraya mi porse invece la
mano, disse di non preoccuparmi: «Don’t worry, please». Mi sembrò quasi grata
dell’errore. «Si accomodi, prego» disse indicandomi la poltrona, aspettò che mi
fossi seduta poi anche lei si sedette sul divano di fronte. […]
La ventiduenne più invidiata del mondo era timida come una bambina, arrossì
lievissimamente prima di iniziare il discorso. Volle sapere a che albergo ero, come
era andato il mio viaggio sull’aereo che inaugurava la linea Roma-Teheran della LAI,
cosa avevo visto di Teheran, volle sapere notizie sull’Italia. «Ah, l’Italia, l’Italia»
diceva con la sua vocina sottile ed acuta. «Ah, Roma, che nostalgia! Come invidio
lei che ci vive!» A Roma sarebbe tornata volentieri, disse, ma suo marito era sempre
così indaffarato, non ce la poteva mai accompagnare. Diceva «mio marito» e non «lo
Scià» come avrebbe preteso l’etichetta. Disse che adorava anche Venezia e Firenze.
C’era stata prima di sposarsi. Diceva «prima di sposarsi» come se fosse stata una
moglie qualunque. Poi parlammo di vestiti, di cinematografo, della gente che
conoscevamo (il Gran Ciambellano mi aveva supplicato di non farle domande
politiche o indiscrete); sembrava d’essere a un tavolino di via Veneto invece che in
una delle regge più favolose del mondo, e io mi chiedevo se era proprio questa la
sovrana per avvicinare la quale avevo vissuto tante avventure. «Le piace la moda
francese?» chiedeva Soraya. «Le piace la linea H?» «Conosce Dior?» «Conosce
Fath?» «Conosceva la signora Lollobrigida? E la Mangano, com’è?» «Ha mai visto
in persona Gregory Peck?» Poneva continue domande, non mi era mai capitato di
andare a intervistare qualcuno ed essere invece intervistata. «Capirà» disse a un
certo punto, quasi scusandosi, «io sto sempre qua dentro. Vedo così poche persone.»
Quanto a lei adorava la moda francese ma anche quella italiana, detestava la linea H,
era addoloratissima per la morte di Fath, aveva incontrato la Lollobrigida a Roma e
le sembrava bellissima, la donna più bella del mondo (e io mi chiesi, meravigliata,
se era conscia della sua bellezza), non aveva mai visto Gregory Peck ma contava di
conoscerlo a Hollywood: sarebbe partita per l’America fra pochissimi giorni.
«Ah, New York, la Fifth Avenue, le Montagne Rocciose!» esclamava con aria
felice, sembrava una dodicenne al suo primo viaggio in treno e immediatamente
compresi che la ricchissima e potentissima Soraya si annoia mortalmente nella sua
torre d’oro e d’avorio. Era così eccitata dall’idea di andare in America che per
qualche minuto non ebbi il coraggio di chiederle se veramente andava in America
per divertimento o per farsi visitare da un celebre medico, come i bene informati a
corte sostengono. Infatti Soraya non ha ancora dato, dopo tre anni di matrimonio, un
figlio allo Scià e questo è il suo grande dolore. La sua mancata maternità è alla base
della crisi dinastica che travaglia l’Iran e, se l’erede non nasce, Soraya potrebbe