Page 157 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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La morte è uno spreco
La vecchiaia è una bellissima età. L’età d’oro della Vita. Non tanto perché
l’alternativa è morire senza conoscere il lusso di quel privilegio, quanto perché è la
stagione della libertà. Da giovane credevo d’essere libera. Ma non lo ero. Mi
preoccupavo del mio futuro, mi lasciavo influenzare da un mucchio di cose o
persone, e in pratica non facevo che ubbidire. Ai genitori, ai professori, ai direttori
dei giornali dove lavoravo già a diciott’anni… Da adulta credevo d’essere libera.
Ma non lo ero. Mi preoccupavo ancora del futuro, mi lasciavo condizionare dai
giudizi malevoli, temevo le conseguenze delle mie scelte… Oggi non le temo più. I
giudizi malevoli non mi condizionano più, il futuro non mi preoccupa più. Perché
dovrebbe? È arrivato, ormai. E sgombra di vani desideri, di superflue ambizioni, di
errate chimere, mi sento libera come non lo sono mai stata. Libera d’una libertà
completa, assoluta. Inoltre la vecchiaia è bellissima perché da vecchi si capisce ciò
che da giovani e perfino da adulti non s’era capito. Perché con le esperienze, le
informazioni, i ragionamenti che abbiamo accumulato, tutto s’è fatto chiaro. O molto
più chiaro. Alcuni chiamano questo saggezza. E se sono saggia io non lo so. A volte
lo escludo. Ma so che grazie a quelle esperienze, quelle informazioni, quei
ragionamenti, il mio cervello è migliorato come un buon vino rosso. […]
È come se la forza delle mie gambe, delle mie braccia, dei miei polmoni si fosse
trasferita nella mia testa. E questo mi consola a tal punto che non mi dico mai:
«Vorrei-tornare-indietro, ricominciare-daccapo». Tutt’al più, sapendo che non
durerò molto, esclamo: «Proprio ora! Dio, che spreco. La morte è uno spreco». 27
Quando mi guardo indietro non è mai per rimpiangere i giorni che avevo la pelle
liscia, è per rimpiangere le cose che non ho fatto, che non ho avuto. Quando guardo
in avanti non è mai per avere paura della devastazione fisica che viene con la
vecchiaia. Semmai è per la paura di non averla quella devastazione fisica, perché se
non invecchi vuol dire che muori da giovane. Io ricordo questa battuta di mio nonno:
nel 1940 la guerra era appena scoppiata e il nonno, padre di mio padre, era già
vecchio; stava salendo su un tram in via Toselli a Firenze, e naturalmente come tutti i
vecchi ci metteva molto, avevano questi predellini molto alti, sicché lui poverino si
tirava su… e un gruppo di ragazzacci che doveva salire dissero: «Presto, su, presto,
avanti, si salga, accidenti a’ vecchi!», e lui si girò… io ero dietro con i ragazzacci,