Page 53 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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saputo che inventarono i numeri, che i Crociati li invasero e li fecero a
          pezzi poi essi fecero a pezzi i Crociati e ci invasero: basta. Però un giorno

          è  successo  qualcosa.  Hai  letto  che  centinaia  e  centinaia  di  migliaia  di
          creature, di palestinesi, eran fuggiti o eran stati cacciati dal paese che si
          chiamava  Palestina  e  ora  si  chiama  Israele.  Un  milione  nel  1948,
          trecentomila  nel  1967,  ammassati  come  le  pecore  nei  campi-profughi
          della Giordania, della Siria, del Libano, sotto minuscole tende che il vento

          abbatte e la pioggia fa a ogare nel fango, dentro baracchine in metallo
          che l’inverno trasforma in blocchi di ghiaccio e l’estate in forni roventi.
          Sradicati, umiliati, spogliati d’ogni possesso e d’ogni diritto: i nuovi ebrei

          della Terra. E dai nuovi ebrei della Terra è nata una misteriosa parola:
           dayn. Hai chiesto cosa signi ca e t’hanno risposto: uomini del sacri cio,
          guerriglieri.  Hai  chiesto  che  vogliono  e  t’hanno  risposto:  distruggere
          Israele,  riprendersi  la  Palestina.  Hai  chiesto  in  che  modo  e  t’hanno
          risposto: come i vietcong nel Vietnam, ammazzando, morendo. Ieri hanno

          attaccato  un  kibbutz  a  Ein  Harod,  oggi  hanno  distrutto  una  fabbrica  di
          potassio a Sodoma, stamani hanno fatto scoppiare due bombe al mercato
          di Gerusalemme e stasera hanno sostenuto una battaglia a Safi.

             Mentre  c’è  chi  li  ammira  e  chi  li  disprezza,  chi  li  chiama  eroi  e  chi
          terroristi:  indottrinati  nell’odio  per  l’odio.  Sicché  hai  deciso  di  andare  a
          cercarli, conoscerli. Ma non negli u ci che hanno in città, e neppure nei
          campi-profughi dove la maggior parte dei visitatori si ferma: nei luoghi
          dove si nascondono, al fronte.

             Un’impresa dura se ti presenti dicendo che la tua coscienza è sconvolta
          dal dubbio, che in più non credi alla guerra perché non ammetti che gli
          uomini uccidano gli uomini, neppure in nome di un diritto, di un sogno: il

          più  sacrosanto  diritto  e  il  più  nobile  sogno.  Il  tuo  paci smo  li
          insospettisce,  la  tua  obiettività  li  ferisce:  occhio  per  occhio,  dente  per
          dente, rispondono, e se non sei con noi sei contro di noi. Ma v’è qualcosa
          cui il fanatismo più disperato si piega: la sincerità. Col pretesto di farsi
          intervistare,  Abu  Lotuf,  cervello  di  Al  Fatah,  m’aveva  attentamente

          studiato.  Poi  aveva  preso  un  foglio  e  ci  aveva  scritto  due  o  tre  frasi  in
          arabo:  l’indomani  ero  stata  informata  che  il  lasciapassare  richiesto
          esisteva. Viaggiavamo da circa un’ora, attraverso i posti di blocco che si

          ripetevano con monotonia sconcertante, quando domandai ad Abu Abed:
             «Ma cosa c’è scritto in quel foglio?». Abu Abed esitò, imbarazzato. Poi lo
          tolse  di  tasca  e  tradusse.  Diceva:  «Non  è  una  nemica  di  Israele.  Non  è
          un’amica della Palestina.
             O non ancora. Ordine di aiutarla nel suo lavoro e farle vedere le basi.

          Sia a nord che a sud».
             Le basi  dayn si trovano principalmente lungo il con ne col territorio
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