Page 52 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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specializzato nella costruzione di dighe e innamorato troppo della moglie.
          La  moglie  era  italiana  e  di  lei  ci  parlava  continuamente,   no  a

          ossessionarci,  una  sera  ce  l’aveva  fatta  per no  conoscere:  una  ragazza
          intelligente e graziosa, con due bambini in braccio e una gran pazienza in
          cuore. Come George, egli era entrato nella Resistenza da poco e lo capivi
          dalla  scarsa  freddezza  che  distingue  i  combattenti  non  provati.  Come
          George  apparteneva  a  El  Fatah  che  signi ca  Movimento  nazionale  di

          liberazione  palestinese,  Harakat  Al  Tahrir  Al  Falastini,  e  deriva  dalle
          iniziali di queste parole ma rovesciate. Hataf, in arabo, signi ca Morte;
          Fatah, invece, vuol dire Vittoria. Come George si occupava dei giornalisti

          ed  ora  ci  stava  portando  nelle  basi  segrete  dei   dayn.  Quelle  dove  i
           dayn si nascondono per condurre la loro guerra a Israele, quelle da cui i
           dayn partono per attaccare Israele al di là degli sbarramenti fotoelettrici
          e i campi di mine. «Sono basi dove nessun giornalista è mai stato, nessuno
          straniero.» «Sì, Abu Abed.» «Non dovrete chiederci di localizzare il punto

          preciso, se lo capite non dovrete mai rivelarlo.» «Sì, Abu George.» «Non
          potrete        allontanarvi,         né      abbandonarvi            a      imprudenze           che
          comprometterebbero  la  sicurezza  dei   dayn  e  la  nostra.»  «Certo.  Abu

          Abed. Non esser nervoso, Abu Abed.»
             Gli avevo detto a quel modo ma ora anch’io ero nervosa, sia pure per
          motivi diversi.
             Lo  ero  per  la  responsabilità  che  il  mestiere  di  informare  gli  altri
          comporta,  per  il  dramma  che  sempre  mi  costa  e  stavolta  era  doppio

          perché  coinvolgeva  la  mia  coscienza,  i  miei  dubbi.  A  questa  guerra,
          pensavo,  hai  guardato   noggi  con  voluto  distacco  o  perdendoti  in
          labirinti  di  scuse:  Cina,  America,  Russia,  Mediterraneo,  Petrolio,

          Comunismo,  Sionismo.  Ma  sai  bene  che,  quando  tocchi  con  dito,  il
          distacco  è  impossibile;  sai  bene  che  la  realtà  umana  è  più  onesta  dei
          labirinti. Qui si riassume così: da una parte ci sono gli arabi e dall’altra gli
          ebrei, sia gli uni che i secondi combattono per non  nire. Se vincono gli
          arabi,  sono   niti  gli  ebrei;  se  vincono  gli  ebrei,  sono   niti  gli  arabi.

          Dunque chi ha ragione, chi ha torto, chi scegli? Gli ebrei li conosci. Perché
          hai  so erto  per  loro,  con  loro,   n  da  bambina,  li  hai  visti  braccare
          arrestare massacrare a migliaia a milioni. Li hai difesi, li hai aiutati, li hai

          amati.  Hai  sperato  che  avessero  un  posto  per  stare,  difendersi,  ti  è
          piaciuto che approdassero in ne alla Terra Promessa: un paese chiamato
          Palestina. Non ti sei chiesta nemmeno se ci fossero giunti in modo giusto o
          ingiusto, se giungendoci lo trovassero vuoto come la Luna o abitato già da
          un suo popolo con ogni diritto di starci: dai palestinesi ad esempio. Gli

          arabi non li conosci. Non hai mai so erto con loro, non hai mai pianto
          per  loro,  non  sono  mai  stati  un  problema  per  te.  Di  loro  hai  sempre
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