Page 371 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
P. 371

scherzava e discuteva con loro.
             (Nel 1944 e ’45 varie ragazze furono rapate o fucilate per molto meno.)

          Forse avrei dovuto rivelare che gli eroi del momento, vale a dire il gruppo
          Al  Fatooh  (composto  dagli  ultramiliardari  nipoti  dell’emiro  scappato  la
          vigilia dell’invasione con due camioncini di oggetti preziosi) ci danno a
          bere  un  mucchio  di  balle.  Per  esempio  non  è  a atto  vero  che  la
          lussuosissima villa nella quale mi ricevettero scaccolandosi i piedi con le

          baionette  era  stata  presa  a  ra che  e  colpi  di  bazooka  dagli  iracheni.
          Come gli feci osservare, tale villa non conteneva neanche un buchetto di
          pallottola e i suoi divani bianchi erano ancora bianchi anzi bianchissimi.

          E loro replicarono: «Ma al nostro cugino hanno incendiato una Ferrari e
          due  Porsche!».  Dio  mi  maledica  se  minimizzo  la  tragedia  di  coloro  che
          hanno so erto. Però mi maledica anche se mi presto al gioco dell’emiro Al
          Shebah Al Sabah cui certa propaganda serve per impinguare coi danni di
          guerra  le  sue  cassaforti.  Mi  maledica  anche  se  dimentico  che  almeno  la

          metà dei suoi ricchissimi sudditi se ne stavano in dorato esilio a Londra o
          al Cairo o nel Bahrein o nel Qatar dove bisbocciavano a champagne con
          le prostitute (e il Corano?) e dove venivano presi santamente a pugni dai

          militari  americani  o  inglesi  o  egiziani  cui  dicevano  sghignazzando:
          «Perché  siamo  qui  anziché  nell’esercito  kuwaitiano  o  nella  Resistenza
          kuwaitiana? La guerra è una cosa pericolosa. Per farla paghiamo voi». E
          concludo: durante il mio secondo viaggio a Kuwait City venni aggredita
          da un elegantissimo giovanotto in thobi e Rpg cui avevo espresso il timore

          che  i  morti  straziati  e  mostrati  ai  fotogra   o  ai  cameramen  venissero
          riciclati  dalle  morgues  degli  ospedali.  Un  paio  infatti  m’erano  sembrati
          identici. «La prego, dimostri che sbaglio.»

             «Che  sbaglio  e  non  sbaglio!  Lei  è  qui  per  farci  propaganda!»  urlò
          agitando l’Rpg. Lo guardai negli occhi e gli risposi: «No, signor mio. Sono
          qui per raccontare la verità».
   366   367   368   369   370   371   372   373   374   375   376