Page 275 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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stoffa del leader. È un uomo responsabile, è un moderato…
Con me, quando lo intervistai, fu tutt’altro che moderato. Gridava che Israele
deve essere spazzata via, cancellata dalla carta geografica.
Se non ci fosse stata la guerra d’ottobre, nel 1973, la cosiddetta pace de
facto oggi verrebbe imposta da Israele. Se non avessimo usato il petrolio
come arma politica, oggi nessuno ci ascolterebbe. Se Arafat non parlasse
così, i palestinesi non avrebbero mai una casa. A volte la gente deve
parlar in certo modo, deve dire certe cose.
Il fatto è che lui non le dice e basta, le fa. Di recente ha assunto la paternità
della strage che è avvenuta a Gerusalemme. Sono morti anche alcuni arabi
quando è esploso quel frigorifero.
Mentre condannano certe azioni dei palestinesi fuori Israele, ad
esempio quelle avvenute all’aeroporto di Roma e alle ambasciate saudite
di Kartum o Parigi, Al Fatah e la maggior parte degli arabi pensano che
agire in Israele non sia terrorismo. Perché lì v’è uno stato di guerra.
Israele deve mettersi in testa che esiste una nazione la quale vive da
venticinque anni sotto le tende. Quando ciò non avverrà più, non vi sarà
più terrorismo a Gerusalemme o a Tel Aviv.
Così lei assolve gli atti di terrorismo.
Ho detto che quello è l’atteggiamento di Al Fatah e di molti arabi.
Ma il suo qual è?
È di cile esprimere giudizi quando si sta comodamente seduti in una
casa.
Non ho mai pensato che su questa faccenda, forse, potrebbero avere ragione
entrambi? Ne ha mai parlato con un israeliano?
Non ho mai conosciuto un israeliano in vita mia. Una volta quando ero
studente a Harvard andai in biblioteca e vidi Abba Eban, a quel tempo
ambasciatore a Washington. Lo vidi da lontano. E fu l’unica volta che vidi
un israeliano.
Capisco. Ma lei riconosce o no a Israele il diritto di esistere in quella parte