Page 133 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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Infine, con larvato ma innegabile ricatto: «Il rischio è che se
                abbandonati a sé stessi e in preda a una crisi d'identità taluni

                mussulmani, specie i giovani nati e cresciuti in Italia, possano
                finire soggiogati o cooptati dall'ideologia dei gruppi estremisti».

                Come dire: o ci dai la cittadinanza o vedrai che ti combiniamo.
                Posso continuare?



                Continui, continui.



                Bè... Nella speranza di scoprire quale fosse il patrimonio
                spirituale che l'Italia doveva ai suoi invasori e quali fossero le

                menti eccelse che senza formulare il concetto di Islam moderato

                chiedevano la cittadinanza per i mussulmani dell'Islam
                Moderato, esaminai i nomi dei firmatari. (Ventisei). Ma rimasi a
                bocca asciutta. Uno era il solito ambasciatore convertitosi

                all'Islam quando rappresentava la cattolica Italia all'Onu. Cioè

                quello che va in giro a raccontare di conoscermi da quarant'anni,
                di darmi addirittura del tu, ma io non ho mai avuto il dispiacere

                d'incontrarlo e qui lo sbugiardo. Uno era il vicepresidente del
                Coreis, l'associazione mussulmana di cui parlo ne La Forza

                della Ragione a proposito delle inaccettabili Bozze d'Intesa.
                Pure lui italiano e convertito. Uno era il Gran Maestro per

                l'Italia della Confraternita Turca nonché Guida Spirituale della
                Tariqa Burhaniya Dusuqiya Shadhliya che non so cos'è e non

                voglio saperlo. Uno era il Coordinatore Nazionale del Forum
                Fratelli d'Italia-Democratici di Sinistra, quindi suppongo un

                diessino. Uno era un albanese che dirige il giornale degli
                albanesi.



                Uno era l'imam di Colle Val d'Elsa, ahimè. Cioè colui che nel

                paesaggio chiantigiano di Duccio Boninsegna e Simone Martini
                e Ambrogio Lorenzetti dirigerà la moschea col minareto alto

                ventiquattro metri voluta anzi imposta dalla Giunta diessina per
                i mussulmani di Siena e Provincia. (Anche di quella tragedia




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