Page 79 - Canti di Castelvecchio
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54. Ov'è?


              C'è uno di nuovo stamane                          capisci il tuo cielo d'azzurro
            su nella casa solitaria.                                   dov'è!
            Dall'uscio leva il muso il cane,                      Zitti!... ora non chiede più nulla:
            ne odora la vocina in aria.                         dov'è, sua madre gliel'ha detto.
            Eppure fu notte serena!                             A lei lo porser dalla culla;
            né l'uscio sui gangheri appena                      la mamma se l'è messo al petto.
                   ciulì...                                     Oh! ecco il suo cielo infinito!
                                                                e più non si sente il vagito:
              Non l'hanno (che dicono?) preso                          ov'è? ov'è?
            in una ceppa di castagno!
            Stanotte si sarebbe inteso
            nel gran silenzio quel suo lagno.
            Invece nei prati tranquilli
            non c'era che il canto dei grilli:
                   tri... tri...
              Non l'hanno comprato alla fiera,
            non l'hanno avuto dal convento.
            Stanotte per le vie non c'era
            che qualche scalpiccìo del vento;
            e intorno alle tacite case
            poi sola la voce rimase
                   del chiù.
              Le case eran tacite, chiare
            le vie; dormiva il cane all'uscio.
            In casa egli dovette entrare,
            come il pulcino nel suo guscio!
            Cadevano stelle celesti,
            brillando... Oh! dal cielo cadesti
                   pur tu!
              Dal cielo! Dal cielo! che piove
            la guazza su le dure zolle.
            Tu sei caduto, e non sai dove,
            e giri l'occhio tutto molle.
            Non fu la caduta di nulla!
            Ma c'era una morbida culla
                   per te!
              Oh! il mondo in cui oggi ti trovi,
            del tuo cielo non t'è più caro!
            fai tante rughe! e sempre muovi
            la bocca, che ci senti amaro!
            Oh! il cielo! il tuo cielo! e ne chiedi
            col fievole grido a chi vedi:
                   ov'è? ov'è?
              Ne chiedi ai ragazzi, col giorno
            venuti sopra il piè leggieri,
            e alle rondini che intorno
            passano come lampi neri.
            Né più, tra il bisbiglio e il sussurro,


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