Page 75 - Canti di Castelvecchio
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tu dileguerai nell'aurora.
              In tanto tu vivi per una
            breve ora; in un'anima, in tanto,
            di vergine; in quella tua cuna
            tu piangi il tuo tacito pianto.

            IV
              Si dondola dondola dondola
            senza rumore la cuna
            nel mezzo al silenzio profondo;
              così, come tacito al vento,
            nel tacito lume di luna,
            si dondola un cirro d'argento.
              Oh! dormi col tremolìo muto
            dell'esile cuna che avesti!
            non piangerlo tutto, il minuto
              che avesti, dell'esile vita!
            nel cuore di mamma non resti
            quell'eco di pianto, infinita!
              Sorridile, guardala; appressati
            a mamma, ch'ormai non ha più,
            per vivere un poco ancor essa,
            che il poco di fiato ch'hai tu!

            V
              Il lume inquieto ora salta
            guizzando, ora crepita e scende:
            s'è spento. Quiete più alta.
              Nell'ombra già rara, già scialba
            traverso le immobili tende
            si sfuma la nebbia dell'alba.
              Il fiore improvviso, non sorto
            da seme, non retto da stelo...
            svanito! Non nato, non morto:
              svanito nell'alito chiaro
            dell'alba! svanito dal cielo
            notturno del sogno! - Cantarono
              i galli, rabbrividì l'aria,
            s'empì di scalpicci la via;
            da lungi squillò solitaria
            la voce dell'Avemaria.
















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