Page 78 - Canti di Castelvecchio
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VII
              Io t'amo pel freddo e lo stento,
            l'insonnia, il digiuno, l'affanno,
            cui devo che senza sgomento,
                   che fanno
                   ch'esperto io rimuoia.
              Io t'amo perch'ora meschino
            non chiedo, felice non rendo;
            ma stanco del lungo cammino
                   discendo
                   senz'onta di gioia;
              discendo laggiù tra le grame
            mie genti, nel mondo che tace,
            tra gli umili morti di fame
            che dormono in pace. -

            VIII
              Su l'orlo d'un lago nei monti,
            fra stridulo ansare di grilli,
            sul lago in cui, luna che monti,
                   scintilli,
                   c'è un nero, c'è un mucchio
              di squallidi cenci e di membra,
            c'è un uomo con gli occhi rivolti
            nel lago, e che attonito sembra
                   che ascolti
                   l'eterno risucchio:
              e simile a sogno di nulla,
            nell'acqua c'è l'ombra sua bruna,
            che appena si dondola e culla
            nel lume di luna.


































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